mercoledì 30 maggio 2012

I dubbi sulle riforme e le verità del voto


Il punto del direttore del 13 maggio 2012

Voto e riforme, questi i due argomenti di attualità politica. Il primo è un commento ai risultati amministrativi, il secondo è lo scenario che si sta delineando soprattutto in merito alla sanità.
Andando per ordine, la partita delle elezioni comunali si è chiusa con 6 municipi al centrosinistra e 2 al centrodestra. Un solo comune, Todi, necessita dei tempi supplementari con il ballottaggio tra una settimana. Cinque anni fa il punteggio, utilizzando sempre il gergo calcistico, si era fermato 5 a 4 per il centrosinistra. Ergo, nella nostra regione si consolida la maggioranza a danno dell’opposizione. E’ vero poi che l’Umbria non sta in Africa e quindi risente del clima generale di antipolitica, di conseguenza il calo dei votanti è stato pesante rispetto alle scorse consultazioni, il 7 per cento, anche se l’affluenza da noi è stata di gran lunga superiore a quella nazionale.
Nel Paese il voto del 6 e 7 maggio è stato di rottura e di cambiamento, segnando il crollo di alcuni partiti come il Pdl e la Lega, il mantenimento di altri come il Pd e il boom dei grillini. La novità, forse annunciata, è stata proprio l’exploit del movimento 5 stelle di Beppe Grillo. A significare che per la gente i partiti, così congegnati e incapaci di rinnovarsi, non riscuotono più fiducia e credibilità. E non è un discorso di appartenenza o di schieramenti. L’antipolitica si rifugia o nell’astensionismo o in chi rappresenta la novità, in particolare se non è ingessato nei vecchi schemi ed è capace di dire pane al pane e vino al vino. E per i cittadini di alcune realtà il ragionamento è stato “meglio Grillo di pinco pallino di un certo partito”. Se poi il comico genovese è portatore e realizzatore di una proposta di governo, questo è tutto da vedere. Probabilmente al posto suo, per riempire il vuoto politico, arriverà un Montezemolo o lo stesso professor Monti a proporsi come salvatore della patria…
Tonando ai fatti di casa nostra, qui grillini non se ne sono visti in maniera organizzata e ufficiale forse perché siamo una terra di frontiera rispetto al nord o forse perché i mutamenti politici si verificano con un certo ritardo. Di certo il centrosinistra è più che solido, con l’Italia dei valori che gioisce per l’affermazione di due sindaci e il Pd che si conferma partito di maggioranza dentro la coalizione, mentre il centrodestra rispetto alla debacle nazionale ha ceduto subito solo Bettona. Ovviamente per il risultato finale bisognerà attendere l’esito del secondo turno nella città di Jacopone e lì la partita è aperta perché come insegnano gli osservatori della politica il ballottaggio non è un capitolo della prima tranche ma è tutto un altro libro.
Quindi l’astensionismo è il vincitore assoluto e trasversale di queste elezioni. Sarebbe opportuno riflettere su tale fenomeno e soprattutto interrogarsi sulle ragioni che inducono i cittadini a disertare le urne.
A proposito delle riforme, la scena in questi giorni è occupata prevalentemente dal riordino del sistema sanitario tra tagli e accorpamenti. L’orientamento emerso finora è la riduzione delle Asl da quattro a due, e la conferma di due Aziende ospedaliere, con sede nei capoluoghi. Ovviamente tale proposta sta scatenando mal di pancia a iosa in merito soprattutto alle sedi delle Asl. Una discussione per la verità di lana caprina dal momento che una riforma seria dovrebbe concentrarsi sull’eliminazione dei doppioni, sui risparmi dei servizi e sulle eccellenze per evitare l’aumento dei numeri della mobilità passiva.  A nostro avviso, una tesi coraggiosa sarebbe in una situazione delicata come quella attuale di accorpare il più possibile,  un’Azienda ospedaliera e una Asl per un territorio piccolo come la nostra regione sarebbero più che sufficienti.  Del resto è un periodo in cui la “macchina” andrebbe alleggerita il più possibile, inutile ad esempio togliere 5 comunità montane e istituire 12 unioni di comuni a cui assegnare per ora le funzioni degli enti soppressi.  Certo, se poi le Unioni verranno ad assorbire ulteriori deleghe, ad esempio di altri organismi destinati a sparire, allora forse cominceranno ad acquisire una sembianza seria.
Semplificare il quadro garantendo ovviamente i servizi dovrebbe essere il filo conduttore di ogni operazione seria di riforma. Altrimenti diventa un maquillage o peggio ancora il gioco delle tre carte.
In conclusione a onor di cronaca va registrato il reintegro dell’opposizione negli organismi del consiglio regionale.  Dopo circa tre mesi, i rappresentanti del centrodestra hanno deciso di scendere dall’Aventino e di tornare a far parte dell’ufficio di presidenza e delle commissioni consiliari. Cosa è cambiato nel frattempo, cosa ha fatto innestare la retromarcia non è del tutto chiaro. Ma del resto la politica è anche questo, rimangiarsi quello che era stato deciso e far finta di niente. 

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