mercoledì 23 settembre 2015

La salute deve restare un diritto

Editoriale Radio Onda Libera del 23 settembre 2015

Oggi ci occupiamo di sanità. La notizia è questa: il ministero ha preparato un elenco di esami, per la precisione 205, considerati a maggior rischio di “inappropriatezza”, quelli cioè che non sono sempre ritenuti necessari. I medici potranno essere sanzionati nel caso di “abuso”. Le conseguenze per i cittadini? Se non ricorrono le condizioni elencate nel documento del ministero, dovranno pagare la prestazione di tasca propria. L'obiettivo: risparmiare sette miliardi entro il 2017.
La lista è stata presentata al sindacato dei medici che avrà due giorni di tempo per fare le osservazioni prima che il testo finisca davanti al consiglio superiore della sanita e poi passi all'approvazione. Se l'elenco non subirà modifiche allora diventerà più difficile accedere a tutta una serie di prestazioni sanitarie.
Fin qui la notizia che ci sembra opportuno commentare perché riguarda un argomento come la salute che deve essere un diritto riconosciuto a tutti.
Concordiamo sulla mossa del governo di incidere notevolmente sugli sprechi cercando di ridurre la spesa di sette miliardi e di prestare attenzione alla troppa proliferazione di esami, a volte del tutto inutili ai fini della diagnosi e che, secondo il ministero, rappresentano solo un costo per la collettività.
Ma nella pratica quale sarà l'effetto di questa nuova disposizione? C'è il rischio che diventi un boomerang per i pazienti perché i medici saranno condizionati dalle sanzioni in caso di abuso di prescrizioni e, se convinti di un certo esame, potranno consigliare di procedere e le spese cadranno sui portafogli dei cittadini che privatamente si sottoporranno lo stesso agli accertamenti o, se non ne hanno la possibilità, saranno costretti a rinunciarci. In entrambi i casi, che minano il rapporto tra medico e paziente, il risultato sarebbe ingiusto perché va a colpire il diritto alla salute. Come la solito l'equilibrio sta in mezzo: un provvedimento per arginare le iper prescrizioni, delle linee guida, dei criteri chiari, sarebbero stati i benvenuti ma procedere con diktat e sanzioni su un ambito come la sanità ci pare un po' azzardato e forse controproducente. Uniformare seriamente le spese nel settore sanità, e il riferimento e ovviamente a quella pubblica, sarebbe già un grande passo avanti. Anzi sarebbe una rivoluzione perché pagare la garza o le siringhe lo stesso prezzo in Sicilia come in Trentino dovrebbe essere normale, oltre che giusto.


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