martedì 22 settembre 2015

La battaglia di Palazzo Madama

Editoriale Radio Onda Libera del 17 settembre 2015

La riforma del Senato arriva direttamente in Aula, saltando la commissione e con i voti a favore anche della minoranza Pd. Dopo una giornata di proteste delle opposizioni è stato lo stesso Senato ad approvare l’accelerazione dei tempi voluta da Matteo Renzi. Il governo ha infatti chiesto e ottenuto che il ddl Boschi, che modifica la Costituzione, sia discusso dall’assemblea già oggi, evitando completamente la prima fase di dibattito e senza avere il via libera del relatore.
Non è servito a niente il ritiro degli emendamenti di Lega Nord (solo 500mila presentati da Calderoli) e Forza Italia e nemmeno la richiesta di fare un comitato ristretto per valutare le richieste di modifica.
A decidere la corsa a maggioranza, e non all’unanimità, è stata la conferenza dei capigruppo. Il calendario poi ha dovuto affrontare il voto dell’Aula. Il primo ostacolo per il governo Renzi è stato però superato senza particolari problemi: nonostante le polemiche, il partito si è schierato per arrivare subito al dibattito.
E questo è un fatto poco chiaro per chi non è avvezzo ai tatticismi e ai giochetti della politica. Il riferimento è ovviamente alla minoranza del Pd che tanto sbraita, minaccia e poi alla fine, a ogni votazione, si accoda. Bah... i misteri della politica. Per tutta la giornata le opposizioni hanno cercato di bloccare il piano dell’esecutivo. Da Fi ai 5 Stelle, la condanna è stata unanime con parole anche pesanti. Ora la questione passa nelle mani del presidente Pietro Grasso che dovrà stabilire se gli emendamenti all’articolo 2, ovvero quelli per l’elettività diretta del Senato, sono o meno ammissibili.
Comunque, a pensarci bene forse è meglio che il testo della riforma sia arrivato direttamente in aula così almeno si accorciano i tempi del mercanteggiamento dei voti. Eh si perché Renzi i voti non ce li ha al Senato e quindi deve contrattare con le altre forze oltre che con la minoranza del suo partito. Il fatto che la discussione abbia saltato il passaggio in commissione è un punto a favore di Renzi perché come è noto la maggioranza in quella sede non c'è. E allora la battaglia sarà tutta a Palazzo Madama con rischi fortissimi per la tenuta del governo. Il premier ne è consapevole e ha convocato per lunedì la direzione del suo partito. Vuole a tutti i costi arrivar all'obiettivo Renzi e questo è un merito. Il demerito è quello di imbarcare chiunque per l'occasione sia dalla sua parte - vedi il Nuovo centrodestra che a proposito ha abbassato già i toni, e vedi Verdini - e scaricarlo quando non serve più. Il nocciolo di tutto sta in questo quadro: Renzi punta alle elezioni anticipate se non passa la riforma, i senatori non vogliono andare a casa prima della fine della legislatura e vorrebbero tornarci, per questo sono ostili al cambiamento; di conseguenza se Renzi tiene il punto i magnifici di palazzo Madama dovranno scegliere da che parte stare, magari chiedendo qualcosa come contropartita. Della serie "ti do il voto in cambio di un incarico, di un posticino".
Uno spettacolo già andato in onda, purtroppo.


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