martedì 22 settembre 2015

Italia, un Paese incompiuto

Editoriale Radio Onda Libera del 21 settembre 2015

Quasi mille opere pubbliche in Italia non sono mai state completate. Lo hanno rivelato i dati dell’Anagrafe delle opere incompiute di interesse nazionale: nel 2014 non risultano finite 868 opere, mentre a fine 2013 erano “appena” 692. Mancavano all’appello, però, i dati della Sicilia, dove le opere incompiute sono 215: un vero e proprio record fra le Regioni. Strade, ferrovie, porti, dighe, teatri, scuole, alcune progettate anche cinquanta anni fa, costate centinaia di milioni e poi abbandonate, che rimangono come cattedrali nel deserto con uno spreco incredibile di denaro pubblico.


Tra le Regioni con più opere incompiute dopo la Sicilia si piazzano, ma a distanza, la Calabria con 93 opere previste ma non portate a termine, la Puglia (81), poi la Sardegna (67) e il Lazio (54). Molto bene il dato della provincia autonoma di Bolzano con otto opere non completate, e la Val d’Aosta con una sola opera incompiuta. Record positivo per la provincia autonoma di Trento dove non c’è alcuna opera incompiuta.
Risultano essere 11 le opere incompiute in Umbria, a fronte delle 17 dell’anno precedente. Si parla di cantieri per singoli edifici o per sistemi di trasporto delle varie amministrazioni pubbliche territoriali, da quelle delle Regioni a quelle dei Comuni. Il totale dell’importo delle undici incompiute umbre è di circa 146 milioni di euro, ma oltre 140 riguardano solo il Minimetrò di Perugia. Per il resto quasi tutte restano sotto il milione. L’anno precedente l’importo complessivo era 152 milioni. 
Che dire rispetto a tutto questo, rispetto all'ennesima classifica che ci fornisce la prova provata degli sprechi pubblici, della dispersione del danaro dei cittadini e della incapacità di portare a termine opere che se progettate significano che erano necessarie per la comunità? Che purtroppo è la stessa storia, la stessa infinita storia. Un altro aspetto dell'Italia che non funziona, un'altra faccia di un Paese che non è normale.

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