giovedì 11 giugno 2015

Dopo le urne riparte il "FrecciaRenzi"

Editoriale Radio Onda Libera del 9 giugno 2015

Non c'è stata la resa dei conti durante la direzione del Pd convocata per analizzare il risultato del voto regionale. Renzi è andato oltre l'analisi numerica per aprire alle minoranze, ma senza cedere di un millimetro. Ha richiamato il Pd all'impegno di governo per fare le riforme e a quello di sfidare le tre opposizioni, vale a dir e la Lega, la sinistra di Landini e il Movimento 5Stelle. Chi si aspettava una tregua, parole di pace dal premier è rimasto deluso. Dal palco e a chiare note ha detto che lui i numeri per andare avanti ce li ha. Chi vuole bloccarlo gli tolga la fiducia nel partito e in Parlamento.
Un messaggio che non ha bisogno di commenti: Renzi va avanti come un treno, non ci sta a farsi boicottare dalle minoranze che a suo avviso vogliono solo perdere tempo. E anche questo è in linea con il personaggio, con la velocità e il decisionismo con cui si misura. Un intervento di un'ora e mezza in cui Renzi ha messo da parte le polemiche ma ha detto pane al pane e vino al vino, senza risparmiarsi anche qualche battuta acida.
Facendo un bilancio del voto, ha detto che la campagna elettorale è stata fatta più di discussioni interne che di rivendicazioni del lavoro di governo. Ha sottolineato che si è perso in Liguria e in Umbria si è sofferto. Ecco il premier ha riconosciuto che nella nostra regione la vittoria non è stata facile, anzi per qualche ora si è temuto un Perugia-bis. Comunque alla fine dei giochi, Renzi ha voluto ricordare che il centrosinistra governa in 17 regioni su 20 nonostante il forte tasso di astensionismo. Invita anche a "guardare oltre la demagogia" a chi critica il Pd di aver perso voti rispetto alle europee. E chiama a un bilancio più a lunga durata alla luce del fatto che "senza un governo di legislatura non si fanno riforme strutturali". Quindi avanti sulle riforme, sulla 'Buona scuola' in primis, che non è fatta "per assumere 200mila persone, come un ammortizzatore sociale, ma per i giovani, per il loro futuro".
Fuori dal Pd un gruppo di insegnanti ha accolto a suon di "vergogna" tutti gli esponenti della direzione, mentre dentro la sala Renzi ha ammesso di "non essere riuscito a coinvolgere il mondo della scuola". Ha proposto alter due settimane di dibattito ma non per paura dei numeri risicati al Senato. Come al solito mostra sicurezza il leader del Pd, che ha avvertito di non avere problemi a spaccare il Pd pur di approvare la "Buona scuola'. Insomma, tutte le discussioni che volete, dice Renzi alla minoranza, ma a patto che si chiuda. Che si arrivi all'approvazione. E su questo ha voluto mettere un paletto annunciando un codice interno di comportamento: niente diktat da parte di nessuno nei confronti di nessuno.
Il suo modo di fare sfiora l'arroganza ma bisogna prendere atto che decide, che fa, poi si può discutere se le cose che fa sono buone o cattive, ma almeno si muove. La sua grande forza sta anche e soprattutto a nostro avviso nella mancanza di alternativa. Oltre Renzi non si intravede ancora nessuno, nel suo partito sicuramente, dalle altre parti forse qualcuno.

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