venerdì 26 giugno 2015

La scuola è una questione di fiducia

Editoriale Radio Onda Libera del 26 giugno 2015

La riforma della scuola ha fatto un altro passo avanti. Ieri grazie al voto di fiducia e tra le proteste dentro e fuori dall'aula il Senato ha dato il via libera al disegno di legge tra le manifestazioni degli insegnanti e le polemiche delle opposizioni. “Vergogna, vergogna”, hanno gridato i docenti in corteo davanti a Palazzo Madama, mentre M5S, Lega Nord e Sel intervenivano per criticare il provvedimento.
Questa riforma, che ora avrà bisogno del voto della Camera, ha una vita travagliata. Tanto è che il governo ha dovuto mettere la fiducia, un sistema per bloccare la discussione e far passare il provvedimento. 
Su questo criterio, due parole per dire che Renzi si è contraddetto perché all'inizio dell'Iter aveva indicato un'ampia partecipazione e poi ha voluto forzare i tempi per rispettare l'annuncio delle 100mila assunzioni entro settembre. Da qui la decisione di mettere la fiducia: i voti favorevoli sono stati 159, i contrari 112 e nessun astenuto. Questa storia della fiducia sta logorando le forze politiche, perché da quando è a Palazzo Chigi, Renzi ha messo una quarantina di volte la fiducia, tipo una volta a settimana, di solito il giovedì come gli gnocchi.
Sull'abuso di questo strumento vanno respinte le parole del ministro Giannini, che galvanizzata per l'approvazione ha detto che la fiducia si utilizza quando è necessario fare bene e presto. Beh, toccherebbe ricordare al ministro non sempre la fretta aiuta a sfornare provvedimenti di qualità e viste le critiche che accompagnano questa riforma forse non ha proprio ragione.
Comunque va anche detto che non è possibile che ogni volta che si prova a cambiare qualche settore, a riformare qualcosa, esplodono le proteste e gli scioperi, le rivolte in piazza e in questi caso anche il blocco degli scrutini.
E' vero che la partecipazione e la condivisione sono modi democratici per approvare leggi e quindi incidere nella vita di tutti noi, ma è altrettanto vero che non si possono perdere anni a discutere e discutere su come si deve fare e poi puntualmente non fare nulla. Il Paese ha bisogno di riforme strutturali, ma anche di semplificazioni, il Parlamento deve rendersi conto che o si cambia o si peggiora. La politica non può più adottare la linea del vivacchiare, del galleggiare. Ne va il nostro futuro.


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