martedì 9 giugno 2015

Preferenza di genere? Un fallimento

Editoriale Radio Onda Libera del 3 giugno 2015

Parliamo ancora dio politica, di elezioni regionali e di donne perché nonostante le leggi sulla preferenza di genere, l'elezione delle donne, quindi la presenza femminile nelle istituzioni e nei consigli regionali, è stata un fallimento. L'operazione paritaria è andata a farsi benedire. Tra gli eletti, solo una donna su cinque a livello nazionale. Il record negativo in Umbria e in Puglia. In Toscana meglio di tutte, ma sotto il 30 per cento.

Altro che metà del cielo! Il sesso debole ne ha conquistato solo un pezzetto. Questa la situazione, a ridosso di una ricorrenza come il 2 giugno, una data che non festeggia solo la nascita della Repubblica, ma anche la prima volta del voto alle donne.
Veniamo ai dettagli. La Puglia è l'unica regione dove la preferenza di genere non esiste. In Umbria l'hanno voluta fortemente nella nuova legge elettorale e il risultato è stato deludente: due sole donne elette su venti consiglieri regionali, a parte la presidente. Un po' troppo poco per coloro che sbandieravano come un fatto nuovo, un'opportunità grande, quella di fare spazio alle donne.
E' stata, come era prevedibile, una presa in giro perché siamo convinti che la preferenza di genere, oggi più di ieri, sia una vera e propria cavolata, un'invenzione di chi pensa che solo perché si è di un certo sesso si debba essere privilegiati o avvantaggiati. Non è così, per fortuna. La storia delle donne è come quella dei giovani, del rinnovamento in politica a tutti i costi. Bene, siamo fermamente contrari perché fermamente convinti che l'unico da seguire sia quello del merito e della competenza. E' assurdo, anzi ingiusto a nostro avviso, che nelle istituzioni, nei partiti, nei consigli di amministrazione, nell'università entrino le donne e i giovani solo perché donne e giovani. Siamo invece favorevoli che siamo eletti donne e uomini che siano preparati, che abbiano qualità, che si impegnino per il bene delle comunità. Insomma, meglio partiti e istituzioni di maschi di una certa età purché capaci, e non di donne e giovani incapaci.
La realtà del voto regionale ci fa capire che la preferenza di genere non aiuta affatto le donne. E' soltanto un'ipocrisia e come tale andrebbe rispedita al mittente, a chi in politica se l'è inventata. E avrebbe potuto impiegare meglio il proprio tempo.

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