Editoriale Radio Onda Libera del 28 febbraio 2014
La politica ha vissuto una settimana
intensa - il nuovo governo, la fiducia alla Camera e al Senato - che si conclude
oggi con la nomina dei viceministri e sottosegretari. Martedi pomeriggio
la legge elettorale torna in aula a Montecitorio e inizieranno subito le
votazioni degli emendamenti. Occhi puntati su uno in particolare, quello di
Lauricella (minoranza Pd), il quale chiede espressamente che la legge elettorale
entri in vigore dopo l'approvazione della riforma del Senato. I deputati
avranno a disposizione 20 ore prima della votazione finale.
Della legge
elettorale ha parlato anche il presidente della Consulta, Gaetano Silvestri, nel
corso della relazione sulla giurisprudenza del 2013, il quale ha chiarito che
la Corte costituzionale non ha preferenze di modelli elettorali, ma si è
limitata a dichiarare incostituzionale quelle parti del porcellum già oggetto di
censura dalla Cassazione. Aggiungendo che ogni legge elettorale deve
tener conto delle rappresentanze e rendere possibile la formazione di governi
stabili.
Ora per completezza di informazione va detto che il consiglio
dei ministri dovrebbe approvare il decreto legge sugli enti locali e con quello
che è accaduto a Roma, lo scontro con il sindaco Marino, acquista una certa
importanza.
Ma torniamo un attimo alla legge elettorale che nei
programmi di Renzi si sarebbe dovuta approvare entro febbraio. Ma se sarà entro
marzo, diciamo noi, va bene lo stesso. In merito però vogliamo dire qualcosa, e
cioè che la nuova elegge elettorale all'esame del Parlamento e denominata
Italicum, come se fosse un treno, dovrebbe avere quanto meno una caratteristica
per somigliare il meno possibile al porcellum, e cioè l'introduzione delle
preferenze. Basta con le liste bloccate, lunghe o corte che siano, che
spediscono a Roma un esercito di nominati, scelti dai capoccioni dei partiti, e
non di eletti. Insomma i cittadini vorrebbero sapere chi mandare a Roma
e non farseli imporre al buio. Questo si chiama democrazia.
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