lunedì 17 marzo 2014

Le sfide non spaventano Renzi

Editoriale Radio Onda Libera del 14 marzo 2014

Come previsto la manovra economica targata Renzi ha destato un vespaio di reazioni, critiche e approvazioni come al solito. Le sfide di Renzi sono ardue, caricate anche da impegni pesanti. Del tipo i soldi a maggio in busta paga o sono un buffone. Oppure: l'Italia deve mantenere i conti in ordine non solo perché ce lo chiede l'Europa  ma perché ce lo chiedono i nostri figli. E sul taglio dell'Irpef nessun dubbio: le risorse ci sono. Il presidente tranquillizza i pensionati, smentendo l'ipotesi di chiedere un contributo a chi prende oltre 2.500 euro di pensione. Così come esclude il ricorso alla patrimoniale. Mentre si può immaginare che i margini delle aliquote fiscali potranno cominciare a scendere se il governo durerà. E non manca la rivendicazione della paternità dell'Italicum: "Se non c'eravamo noi non c'era neanche la legge elettorale".
Comunque, al di là di tutto, il premier ci mette come al solito la faccia e assicura l'arrivo, a maggio, di 85 euro in busta paga a chi guadagna meno di 1.500 euro al mese. Le coperture per mantenere i conti in ordine, ci sono, insiste il premier, basta saperle usare nel modo giusto: "Certo che i soldi ci sono: il punto è dove si mettono, sono anni che la politica allarga il suo raggio di azione e i cittadini pagano. Noi stiamo proponendo un'inversione, la politica stringe la cinghia e ne beneficiano i cittadini". La copertura per il taglio dell'irpef viene sostanzialmente da tre canali: la spending review cioè il taglio della spesa pubblica, il taglio degli stipendi dei manager pubblici e i risparmi derivanti dal calo dello spread.
Una breve riflessione. Va dato atto a Renzi di provare a fare delle cose concrete, in un mese di governo sta dimostrando di non chiacchierare solo, e questo è sicuramente un aspetto positivo. Finalmente, aggiungeremmo, visto che fino a ieri si è sempre e solo parlato, e basta.
E il fatto di darsi dei tempi è significativo anche se molto rischioso. Ma concordiamo con la strategia perché il Paese, i  cittadini, non si possono permettere il lusso di aspettare, di vivacchiare. Non possono aspettare i giovani che sicuramente applaudono al bonus promesso, ma fanno notare che loro la busta paga dove metterlo non ce l'hanno ancora.

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