I nervi della politica sono scoperti, a fior di pelle. Le tensioni e i litigi sono all'ordine del giorno, come i botta e risposta a distanza, gli attacchi e le repliche. E più si va avanti verso la scadenza della presentazione delle candidature e più gli animi si infiammano e i rapporti, anche personali, si incrinano. Ovviamente lo stato dell’arte è diverso a seconda se si guarda al centrosinistra, al centrodestra o al centro inteso come montiani e dintorni.
Partiamo dal primo schieramento. Qui in più di un comune siamo ancora alle prese con la tornata delle primarie targate Pd che però dopo il big match di Perugia dove, per la cronaca, il sindaco uscente Wladimiro Boccali ha sconfitto l’ex senatrice Anna Rita Fioroni, hanno perso un po' di appeal ma non di attenzione. E in quanto a sorprese, da registrare la bocciatura del primo cittadino di Città della Pieve Riccardo Manganello che per una manciata di voti è stato beffato ma forse è più giusto dire che è stato tradito cadendo con tutti e due i piedi in una trappola costruita ad arte. Comunque dopo questa fase ora si tende a costruire le alleanze e qui il Pd, azionista di maggioranza, si può permettere il lusso di dare le carte e dettare i tempi e le regole. Certo rispetto a cinque anni fa il mondo è cambiato, la forza contrattuale dei singoli alleati è diminuita se non scomparsa o ridotta ai minimi termini. Chi poteva alzare la voce oggi farebbe bene a parlare sommessamente o in alcuni casi stare addirittura zitto. Certi partiti-partititini sono perfino spaccati e dilaniati da lotte intestine. E l’aspetto più incredibile è che non si rendono conto di non essere più portatori di alcuna istanza, quando si siedono a un tavolo non si accorgono che esprimono una posizione che non rispecchia il comune sentire.
Passiamo
al centrodestra e le cose sembrano ancora più paradossali. Una coalizione che
da sempre nella maggior parte dei municipi della regione è opposizione avrebbe
dovuto lavorare in questo quinquennio per costruire delle candidature
credibili, forti, capaci di proporsi come alternative a chi governa. E invece?
I partiti del centrodestra, reduci da scissioni recenti e
più antiche e questa è la sola giustificazione, trascorrono il tempo a
vivacchiare, a menar il can per l'aia se va bene, altrimenti a sferrarsi
coltellate a tutto spiano. In questo periodo anche a bruciare candidati come se
fossero fiammiferi, collezionando brutte figure su brutte figure.
Ma tant'è..meglio però fare doverosamente qualche
distinguo. Forza Italia aspetta, per bocca della commissaria Catia Polidori, di
sapere dal presidente Berlusconi in persona se allearsi o meno con il Nuovo
Centro Destra. Gli alfaniani ogni settimana lanciano ai forzisti ultimatum che
puntualmente cadono nel vuoto, farebbero bene a smetterla di lanciarli e dire
una volta per tutti che il tempo è scaduto e andare magari per la propria
strada.I Fratelli d'Italia sono tra coloro che son sospesi, nel senso che aspettano pazientemente se uno straccio di accordo con i cugini si può stringere, e con quali cugini, gli idioti o gli inutili idioti come si sono definiti in un reciproco scambio di insulti i berlusconiani e i seguaci di Alfano.
Detto questo qualche parola va spesa per la brutta figura rimediata a Terni che da sola varrebbe un tapiro. Prima e per tempo lancia in resta viene presentato ufficialmente come candidato a sindaco Dario Guardalben. Oddio più di qualcuno aveva pensato che stavolta il centrodestra voleva fare sul serio, quanto meno sulla tempistica. Errore. Il nome di Guardalben viene fatto spegnere piano piano tanto che si ritira visto il gelo assoluto. Al suo posto viene contattato l’avvocato Paolo Crescimbeni, personaggio di grande livello e conosciutissimo per i suoi trascorsi, come consigliere regionale di Alleanza nazionale, membro del cda dell'Inps, presidente dell’Inpdap. Tempo qualche settimana e secondo dietro front. Ma che succede? Sembra di stare al bowling. Avanti un altro.
Tanto la commissaria fa sapere di non avere fretta, prima o
poi un candidato uscirà fuori. Speriamo prima del 25 maggio, così tanto per
partecipare. Intanto dentro Forza Italia si vivono momenti di tensione anche
per le scelte imposte da Roma a livello di apicalità con il probabile ritorno
di Rocco Girlanda alla guida del partito dopo la sua esperienza al governo come
sottosegretario alle Infrastrutture.
Questo oggi scontenterebbe più di qualcuno (il presidente in
consiglio regionale Raffaele Nevi è stato categorico in tal senso) come ieri ha
scontentato il gruppo dell’onorevole Pietro Laffranco la decisione di mandare a
guidare il partito la parlamentare Polidori eletta in Veneto e non in Umbria. Insomma siamo alle scintille e intanto il tempo passa e ricompattare il fronte appare sempre più un'impresa ardua. La responsabilità imporrebbe di mettere da parte gli odi e i rancori e cominciare a lavorare per una causa comune. Ma in politica a prevalere, purtroppo, sono altre logiche. Perfino quella di rinunciare a un candidato di espressione forzista e affidarsi a qualche esponente di una lista civica o addirittura a qualcuno o qualcuna di un altro partito.
E qui entra in ballo il centro di Scelta civica che vorrebbe
correre da sola, infatti sta cercando candidati e candidate. Ma risposte ancora
non ne ha o meglio non le ha formalizzate. E allora aspetta di capire che fanno
gli altri.
In conclusione, le idee più chiare ce le ha il Pd, tutto il
resto è noia verrebbe da dire ricordando la canzone di Califano, invece per
rappresentare la realtà è meglio dire tutto il resto è assurdo.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
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