lunedì 17 marzo 2014

Quote rosa nemiche della meritocrazia

Editoriale Radio Onda Libera dell'11 marzo 2014

La legge elettorale continua a far tribolare la classe politica. Ieri sono stati bocciati gli emendamenti che avrebbero dovuto prevedere le quote rosa. Il Pd si è spaccato, le parlamentari erano infuriate ma Renzi ha elargito rassicurazioni. Sono mancati almeno una sessantina di voti maschili del gruppo democratico e qualcuno ha ritirato fuori la storia dell'impallinamento di Prodi grazie a 101 se non più franchi tiratori. Le donne parlamentari minacciano di far mancare il numero legale alla riforma elettorale e la famosa parità di genere rischia di mettere a repentaglio il patto Renzi-Berlusconi sull'Italicum.
Ecco. Questo il clima di ieri alla Camera in mezzo a tantissime parlamentari che per sostenere la causa si sono anche vestite di bianco, ma in questo caso l'abito non ha fatto il monaco e non ha neanche favorito le quote rosa. Immediata la protesta delle parlamentari che sono anche uscite dall'aula quando sono state sconfitte in quella che era diventata una vera e propria battaglia all'interno dei partiti. Ora le reazioni di chi aveva sostenuto le quote rosa o parità di genere sono state tutte di amarezza e di delusione per un'occasione persa. Di soddisfazione ovviamente per gli uomini che non si vedono insidiati i loro posti ma anche per quelle donne che ritengono inutile e anche offensivo stabilire per legge le quote rosa, una sorta di corsia preferenziale per far carriera, per ottenere incarichi e via dicendo.
Ora già ci siamo espresse più volte su quest'argomento e lo rifacciamo oggi alla luce di una decisione legislativa che va in tal senso. Le quote rosa non sono la panacea delle discriminazioni contro le donne, sono anzi un modo per ghettizzarle ancora di più. Ma sono soprattutto un modo per non pretendere il criterio meritocratico, la sola e unica garanzia di pari libertà tra sessi e generi.

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