L’Umbria preferisce Matteo Renzi, il rottamatore per eccellenza, che vince con un 44,4 per cento, distaccando di due punti Pier Luigi Bersani fermo al 42,5. Così hanno deciso i cittadini che domenica si sono recati a votare per le primarie del centrosinistra. Un risultato questo che sollecita una lettura del voto a prescindere dal fatto che il 2 dicembre si replica con il turno di ballottaggio.
I voti di solito prima si contano e poi si pesano. Ma quanto accaduto obbliga un'operazione in contemporanea perché la notizia, da qualsiasi parte la si guardi e la si giri, è sempre quella. E cioè che Renzi si è imposto in questo cuore d'Italia, verde per il paesaggio, rosso per il colore politico che da decenni lo contraddistingue.E si è imposto a sorpresa, contro tutti i pronostici, sfidando l'establishment del partito, aggiudicandosi il successo in roccaforti importanti perché esprimono l'attuale classe dirigente, roccaforti come Perugia, Todi, Città di Castello, Spoleto, Marsciano, Assisi. Man mano che affluivano i dati e segnavano il sorpasso numerico di Renzi su Bersani, chi in Umbria seguiva lo spoglio si stropicciava gli occhi e pensava di aver sbagliato regione. Invece era tutto vero, il sindaco di Firenze faceva razzìa di preferenze, a scapito dei bersaniani.
Ma qual è il valore di questo voto? Qual è il peso specifico di questo risultato che consegna l'Umbria a chi vuole mandare in pensione i vecchi della politica?
Sicuramente è un risultato che impone una riflessione, sia dalle parti del centrosinistra che, perché no, del centrodestra e delle occasioni perdute. Una riflessione seria, profonda, soprattutto senza arroganza e senza complottismo e/o dietrologia. Perché è un risultato che in un certo senso boccia la posizione degli attuali amministratori, di quei giovani turchi che si sono schierati per il segretario nazionale. E questa non è una lettura semplicistica, è l'unica interpretazione nell'osservare come la gente abbia scelto di votare per chi un'idea, una speranza di cambiamento la propone, la racconta da un palcoscenico e attraverso un camper. Qui sta il nocciolo della questione e per favore ci venga risparmiata la caccia ai traditori.
Le ragioni che hanno portato gli umbri a questo voto non sono difficili da comprendere, se vogliamo sono pure banali; tra i due maggiori competitors Renzi è risultato più credibile e sincero nell'illustrare il programma, Bersani più ingessato, più "usato sicuro".
Punto. Spremersi le meningi per cercare di capire scelte che invece sono comprensibilissime significa perdere tempo e non approdare a nulla.
Insomma il sindaco di Firenze ha incarnato il nuovo e ha dimostrato che in Umbria la gente ha voglia di cambiare. E prima di tutto voglia di partecipare perché in un clima di antipolitica gli oltre 76 mila elettori sono un bel numero (Vendola ha ottenuto l'11 per cento, Puppato l'1,33 e Tabacci lo 0,49), testimoniano che se c'è da scegliere non si tirano indietro. Anzi, affollano i seggi e preferiscono mettere la croce sulla scheda. Questo tanto per rispondere a chi le primarie le osteggia e a chi le preferenze le guerreggia.
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