domenica 4 novembre 2012

Dal salto dei grillini
ai ricorsi storici

Il punto del direttore 4 novembre 2012

La politica nazionale inevitabilmente indirizza e condiziona quella locale. Questo è un dato di fatto. Succede ad esempio quando a Roma si decidono le primarie o quando si scelgono gli alleati. Oppure quando un test elettorale è indicativo di un clima. Le ripercussioni si sentono, eccome, sui territori. E’ il caso del risultato del voto (e anche del non voto) in Sicilia che è emblematico non solo per i vincitori e i vinti. Ma anche e soprattutto perché testimonia, con l’alta percentuale di astensionisti, il profondo distacco della gente dalla politica.
Da questa politica. E al di là di chi governerà, la verità vera è che il movimento di Grillo è il primo partito della regione. Perché rappresenta la novità, il segno di rottura con il passato. Tutti i partiti tradizionali hanno perso, alcuni non sono riusciti a conquistare neppure un seggio. Un verdetto questo che impone una riflessione ma anche e soprattutto un’inversione di tendenza per quanto riguarda la voce che va sotto la dicitura “disaffezione verso la politica”.
Le condizioni della maggioranza dei partiti sono gravi, alcuni lacerati da forti divisioni e guerre tra bande, altri alle prese con appuntamenti che solo per il fatto di essere stati fissati già spaccano. Molti politici sono alle prese con una sindrome di disorientamento, si guardano attorno e non sanno dove andare, assillati dal dilemma alla Nanni Moretti se è meglio restare fermi o bussare a qualche porta. E’ un dubbio atroce che il più delle volte paralizza per mancanza di lidi sicuri e anche per assenza di coraggio a muoversi, a rischiare.
In Umbria un po’ di movimento si intravede, ma è sotterraneo, e c’è chi è attratto dalle sirene dei grillini, chi si dichiara fan del partito dei moderati, chi sceglie una corrente nella speranza di non pentirsi. A essere interessati a una collocazione sono in tanti, tantissimi. I sindaci al secondo mandato che da quando sono stati rieletti non fanno che guardarsi attorno e non vedono niente. Oppure i consiglieri e assessori provinciali che per volontà del governo Monti saranno cancellati da qui a breve.
Una parentesi si impone a proposito della soppressione della Provincia di Terni. Da luglio era chiaro, lampante il disegno di ridurre gli enti per adeguarsi ai tre livelli di amministrazione previsti dall’Europa. Le barricate in difesa del campanile e i fiumi di parole sono stati uno spreco di risorse, di tempo e di energie. Del resto non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire... In un mondo che cambia, che impone sacrifici, sostenere che le Province abbiano ancora il senso di esistere significa disconoscere la realtà e ragionare con i paraocchi.
Questa è un’opinione, soltanto l’opinione di chi scrive. Altra cosa invece è criticare il metodo, il criterio con cui si è arrivati ai tagli degli organismi e anche le deroghe concesse a piacimento.
Un po’ di coraggio in più nel cancellare tutte le Province sarebbe stato gradito e utile a parere di chi ritiene che è arrivato il momento di allungare lo sguardo, andare oltre gli steccati e i confini, in una visione più ampia, più interregionale.
Chiusa la parentesi, si cambia argomento. E cioè primarie. La lotta per la candidatura a premier nel centrosinistra si riflette sulla compattezza del Pd umbro in primis. Non solo con la corsa a costituire i comitati pro Bersani o pro Renzi in quasi ogni angolo della regione, ma anche con l’organizzazione di pensatoi originali e alternativi.
Uno per tutti? Il sindaco di Firenze va al teatro di Cucinelli nel suo tour in camper per l’Italia, i bersaniani delle istituzioni rispondono concedendosi un pomeriggio da Mogol. A parlare di politica, non certo a cantare...
Nel centrodestra dove l’esperienza per le primarie è pari a zero si sta lavorando alacremente per essere pronti per il 16 dicembre. In campo i soliti nomi, da Alfano, che si gioca tutte le chances, alla rottamatrice Santanchè, passando per Galan e la Meloni e forse per la Craxi. In Umbria si sta pensando a cosa fare, chi scegliere. La maggioranza dei vertici del Pdl sembra orientata per appoggiare il segretario. Ma interessante sarà vedere come si muovono e soprattutto come si schierano le anime del partito, in particolare gli ex aennini di casa nostra.
A non vivere giorni tranquilli è l’Italia dei valori per le note vicende nazionali, da <CF91>Report</CF> agli scandali per le spese allegre, al deludente risultato di domenica in Sicilia all’abbraccio di Grillo, e per finire alla messa in stato di accusa del leader Di Pietro da parte di chi lo ritiene responsabile di aver fatto il bello e il cattivo tempo. Ma anche a livello locale non mancano le polemiche, anzi è scontro vero tra il gruppo regionale e i consiglieri comunali del capoluogo.
Insomma pure il movimento dell’ex pm si sta sfaldando per una gestione troppo personalistica. La fine, come ha detto lo stesso ex magistrato, sembra segnata e sta seguendo quella di altri partiti avvenuta in un passato neppure tanto lontano. Partiti spariti per mano giudiziaria e allora uno degli artefici fu proprio l’uomo di Montenero che applicò il concetto che non si poteva non sapere quello che succedeva dentro casa propria. Ecco, il discorso vale a distanza di un ventennio anche per lui. Vico direbbe che sono i corsi e i ricorsi storici. Come non dargli ragione?
anna.mossuto@edib.it
www.annamossuto.it

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