sabato 10 ottobre 2015

Roma volta pagina, ciao Marino

Editoriale Radio Onda Libera del 9 ottobre 2015

Il sindaco di Roma Ignazio Marino si è dimesso. E' rimasto solo, il suo partito - il Pd - lo ha scaricato, imbarazzato dalle sue brutte figure. L’ultimo, ennesimo pasticcio, quello sugli scontrini e le cene, con le smentite, è stato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. E' stata una giornata incredibile quella di ieri culminata con la bandiera bianca del sindaco ma dopo una serie di ultimatum lanciati all'alba dal Pd e anche da Sel, l'altro partito che lo sosteneva, che dicevano grosso modo questo: o te ne vai o ti sfiduciamo in consiglio. Intanto di ora in ora si dimettevano i suoi assessori. 
In carica dal 2013, incappato in una serie di imbarazzanti scivoloni, è finito isolato nel tentativo di metterci fino all'ultimo una pezza. In serata ha rassegnato le dimissioni, avvertendo però che ha per legge venti giorni per ripensarci e ritirarle. Poi vedremo gli scenari futuri. Nel frattempo commentiamo che la capitale d'Italia, dopo la tempesta giudiziaria che si è abbattuta sul Campidoglio con Mafia capitale e a due mesi esatti dal Giubileo, si ritrova senza una guida politica. Da settimane la guida di Marino era appesa a un filo, a causa delle sue “figuracce”, a metà tra gaffe, errori, bugie e versioni controverse, dalla Panda rossa fino ai continui viaggi lontano dalla Capitale, ai funerali del boss Casamonica. Fino alla figuraccia sul viaggio a Filadelfia per seguire il Papa, che ha fatto irritare lo stesso Bergoglio, che l'ha smentito: “Non l’ho invitato io”.
Ma la botta finale, quindi la resa, è stata provocata per alcune ricevute e scontrini di cene. Pessima figura, questa, che chiude la catena di tutte le altre gaffe.
A questo punto Renzi, che all'inizio della sindacatura ha provato a difenderlo, poi a commissariarlo con il prefetto Gabrielli, poi a ignorarlo, non ce l'ha fatta più e ha ordinato di farlo fuori. Del resto, a sentire i sondaggi, il Pd grazie a Marino nella capitale è ridotto ai minimi storici. E ora che succede? Ora il futuro è un commissariamento che durerà fino a maggio, permettendo così di far entrare il nuovo voto amministrativo nella stessa finestra elettorale di altre grandi città come Milano e Napoli. Ovviamente è già cominciato il toto commissario. E di fronte a questa situazione, le opposizioni festeggiano sotto il Campidoglio.
cosi per Roma comincia un'altra storia.
Una sola considerazione. Premesso che fare l'amministratore di questi tempi non è una passeggiata, è altrettanto vero che chi si assume questa responsabilità deve aver sempre presente l'interesse collettivo perché la politica è mettersi al servizio degli altri. E se vogliamo andare oltre nel ragionamento vediamo che non sempre le figure civili sono all'altezza, come nel caso del chirurgo Marino. E ancora, a rimetterci in questi due anni di sindacatura è stato il Pd, che è stato trascinato nel ridicolo dal suo sindaco. Ma a pensarci meglio a farne le spese di questo andazzo è stata soltanto la città di Roma e i romani. Con un danno di immagine notevole visto che si parla della capitale d Italia, della città eterna. E allora, speriamo che si volti veramente pagina.

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