giovedì 8 ottobre 2015

Il posto di lavoro resta un miraggio

Editoriale Radio Onda Libera del 7 ottobre 2015

Oggi parliamo di lavoro, di lavoro che non c'è, di lavoro che si cerca. La notizia è di per sé clamorosa. Ventimila domande per 94 posti messi in palio dalla Regione Umbria. Numero spropositati sia per l'offerta che per la domanda. Ma uno dei due numeri, quello delle domande, è destinato a salire. Perché sono stati prorogati i termini fino al 4 novembre. E intanto si parla di una preselezione, una specie di test a risposta chiusa per sfoltire le richieste e bloccare il numero dei candidati a 470, quelli che poi passeranno alla selezione vera e propria.
Le 94 assunzioni rientrano nell'ambito del Piano di rafforzamento amministrativo finanziato con i fondi europei. Per 71 persone (inquadrate nella categoria D1) c’è un contratto di tre anni a 21.166 euro lordi e per altre 23 (di categoria C1) a 19.454 euro, sempre lordi e sempre per tre anni. I termini per la presentazione delle domande sono scaduti lunedì ma la Regione, visti i numeri, ha deciso nelle scorse ore una proroga di un mese.
Fin qui la notizia. Ora qualche considerazione. L'alto numero di domande di questo concorsone testimonia che c'è fame di lavoro, che l'occupazione è un'aspirazione dj tantissimi giovani e meno giovani che sognano di sistemarsi, che un posto in Regione, un posto pubblico, è sempre meglio che lavorare nel privato. Ma tale situazione fa capire che se c'è tanta domanda per così pochi posti a disposizione vuol dire che tutte queste assunzioni sbandierate grazie al jobs act non ci sono state, almeno fino ad ora. E quello che preoccupa è il mese in più per presentare le domande: se fino a oggi ne sono arrivate 20mila figuriamoci a quale cifra astronomica si arriverà. Insomma, siano benvenuti i concorsi, anche i concorsoni, ma ha senso organizzare delle prove con migliaia e migliaia e migliaia di aspiranti, un rapporto di duemila candidati per un solo posto?
In conclusione il lavoro, e questo concorso lo dimostra anche soltanto con i numeri, è un'emergenza prioritaria, vista la crisi che attanaglia imprese e famiglie. Su questo non ci sono dubbi, purtroppo.


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