venerdì 9 ottobre 2015

Lunga vita alla Perugina

Editoriale Radio Onda Libera dell'8 ottobre 2015

L'argomento di oggi è la Perugina, la mitica azienda conosciuta in tutto il mondo che sta vivendo come tutte le aziende italiane un periodo di crisi. Sull'importanza dell'impianto di San Sisto non c'è bisogno di spendere tante parole perché dalla storia al fatturato, dai prodotti, ricordiamo il Bacio per tutti, al marchio, si tratta di un'azienda molto cara ai perugini, tant'è che rappresenta lo stesso simbolo delle acciaierie per Terni e i ternani. Entrambe le aziende, questa è una sottolineatura, da anni sono in mano straniera, la Perugina alla svizzera Nestle', l'Ast e di proprietà dei tedeschi con la Thyssen Krupp.
L'anno scorso una lunga e dolorosa vertenza ha toccato l'azienda di Terni. Oggi tocca alla Perugina e vediamo lo stato dell'arte. Ieri è stata una giornata campale per le sorti della fabbrica di San Sisto che, anticipiamo subito le conclusioni non è in vendita, nonostante le chiacchiere da bar degli ultimi giorni, anzi vuole rilanciare con pasticceria ed export e mantenendo intatto il core business che è il cioccolato. Per i lavoratori si prevede l'allungamento del regime di solidarietà fino al 2018.
Questa strategia è emersa durante gli incontri fatti al ministero dello Sviluppo economico e al Senato dove il manager di Nestlé Italia, Toia, ha anche aggiunto che l'azienda in un contesto di mercato difficile sta lavorando a un piano industriale e commerciale finalizzato al rilancio della produzione e alla crescita sostenibile del business nel lungo periodo, a garanzia della continuità occupazionale nella fabbrica di San Sisto.
Insomma la Nestlé ha precisato che la Perugina "non è in crisi" e "neppure in vendita". Anzi, Toia ha rimarcato come quello di San Sisto "rimane uno stabilimento strategico e il primo in Italia".
Queste parole ci confortano e rassicurano perché la Perugina non è un'azienda qualsiasi. La Perugina è la prima e storica fabbrica della citta, è la storia, l'identità di Perugia. Un solo rammarico, con tutto il rispetto per la nuova proprietà a cui comunque va detto grazie, e cioè non averla saputa mantenere in mani umbre, ma questa è un'altra questione, un altro capitolo che riguarda lo spirito imprenditoriale di questa regione.


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