martedì 17 febbraio 2015

Siamo finiti nelle mani dell'Isis

Editoriale Radio Onda Libera del 16 febbraio 2015

L'Italia è nel mirino dell'Isis. Questa è la notizia del giorno, che si trova su tutti i giornali ed è una notizia che fa paura, spaventa. Perché alla mente tornano le immagini delle tragedie che hanno sconvolto il mondo, dall'11 settembre del 2001 in poi, fino a Parigi un mese fa e all'attentato dell'altro ieri a Copenaghen.
La minaccia dei terroristi contro l’Italia è quindi reale, diretta. È arrivata attraverso un video trasmesso da Al Jazeera in Libia in cui il boia di 21 egiziani copti, rapiti tra la fine di dicembre e gennaio, ha avvisato testualmente: "Ci avete visti in Siria, ora siamo qui, a sud di Roma". 

Ecco, la situazione è questa. Ma come si è arrivati a questo punto? E soprattutto cosa bisogna fare per impedire che attentati come quelli accaduti negli ultimi anni si verifichino nel nostro Paese? 
Alla prima domanda ci vorrebbe troppo tempo per rispondere, analizzare le cause sarebbe un lavoro improbo anche per la montagna di interessi soprattutto economici che indirizzano la politica estera di uno Stato. Di certo c'è stata negli ultimi tempi una sottovalutazione del terrorismo islamico, di quei fanatici che in nome di una religione o pseudo tale massacrano vittime innocenti. 
Per la seconda domanda, la prima risposta non può che essere a nostro avviso quella di attivare immediatamente un tavolo con tutte le forze politiche dell'Europa e dell'Onu per contrastare e debellare con azioni efficaci e immediate chi conosce soltanto il linguaggio della violenza, della sopraffazione e della morte. 
Il terrorismo è un'emergenza che non riguarda un singolo Stato, un solo Paese. Quella che sta combattendo l'Isis è una guerra vera e propria che non ha come obiettivo l'occupazione di un territorio, ma la supremazia di una civiltà sull'altra, la loro sulla nostra. Non inquadrare il fenomeno in questa cornice sarebbe sbagliato. E a nostro avviso si deve far di tutto per non ricorrere alla forza, di guerre in giro per il mondo ce ne sono fin troppe.

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