lunedì 2 febbraio 2015

Quirinale, il capolavoro di Renzi

Editoriale Radio Onda Libera del 2 febbraio 2015

La partita del Quirinale si è chiusa con vincitori e sconfitti, senza alcun pareggio. La palla l'ha tenuta sempre uno solo, e si chiama Renzi, che è pure mandato in gol senza problemi. Brevissimo riassunto. Sergio Mattarella è il dodicesimo presidente della Repubblica. Grazie a un colpo magistrale, un capolavoro del premier. Che ha mantenuto la parola. Quella di far eleggere il successore di Napolitano al primo scrutinio con maggioranza assoluta, e cioè sabato mattina.
E così è stato: 665 i voti incassati. Ben al di sopra del quorum dei 505. Ma il come e le conseguenze sono gli aspetti da sottolineare in questa partita che si chiama Quirinale.
Il metodo. Renzi con una mossa sola ha ricompattato il Pd e messo fuori gioco, per non dire umiliato, Berlusconi e con lui il patto del Nazareno. Un capolavoro politico a cui tutti si inchinano. Come corollario anche l'aver piegato Alfano, che ha provato ad alzare la testa prima che il premier gli ricordasse che è al governo e quindi o votava Mattarella o se ne andava. Il resto dei partiti presenti in Parlamento hanno fatto la figura delle comparse, o forse meglio dire delle belle statuine. Comunque metodo o non metodo la lezione da trarre è che questa volta la politica ha rimediato alla pessima figura di due anni fa quando supplicò Napolitano di tornare sul Colle.
Ora parliamo delle conseguenze, che sono nefaste per Forza Italia, in preda a una guerra interna che rischia di portare allo spappolamento tra chi ha consigliato Berlauconi di fidarsi di Renzi e chi invece era critico e ostile all'inciucio. Dopo la fregatura, il patto del Nazareno in frantumi, ecco avvicinarsi il redde rationem, la resa dei conti. E oltre a questo sul tavolo ci sono anche le prospettive, il futuro di Forza Italia che probabilmente il Cavaliere vorrà ritrasformare in qualcos'altro, magari passando per un accordo con la Lega di Salvini. Ripercussioni anche per il Nuovo centro destra di Alfano, che grazie alla sua giravolta ha portato l'ex ministro Sacconi a dimettersi da capogruppo dei senatori.
Ovviamente è tutta una goduria dentro il Partito democratico per l'unità ritrovata, ma a brindare più di tutti sono gli ex democristiani che sembrano rinati per l'elezione di Mattarella a presidente della Repubblica e forse perché si crede che siano maturi i tempi per la rinascita della Dc.
Staremo a vedere, domani mattina il nuovo Capo dello Stato giurerà e farà il suo discorso. Poi si insedierà con tutti gli onori. Per gli oneri, le questioni che tratterà, se ne parlerà dopo.


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