venerdì 20 febbraio 2015

Guardia alta sulle acciaierie

Editoriale Radio Onda Libera del 19 febbraio 2015

In Senato alla commissione Industria è stato fatto il tagliando all'accordo Tk-Ast firmato due mesi che poneva fine alle tensioni e alle proteste iniziate a metà luglio con il piano industriale che prevedeva oltre 500 esuberi. L'amministratore delegato Lucia Morselli ha mostrato sicurezza e ottimismo a patto però che non torneranno le agitazioni, assicurando di voler rispettare l'accordo del 3 dicembre scorso. E i segnali sono incoraggianti.
Ma andiamo per ordine. La Morselli ha puntualizzato che la credibilità dell'Ast è legata a un filo, se le tensioni ricompariranno gli ordini di acciaio si fermeranno. Ora, senza schierarci da nessuna parte, ci pare doveroso ricordare all'azienda che gli scioperi - se per tensioni si intende questo - non sono stati fatti a caso o per divertimento, ma per difendere una fabbrica che ha una storia, che è la prima della regione per fatturato e per Pil.
Chiusa la parentesi. Sulla produzione, la Morselli ha riferito che la previsione è di tornare a un milione di tonnellate verso aprile, anzi non prima di aprile. In mezzo il passaggio della linea a freddo da Torino a Terni, che sarà completato nel giro di 12-14 mesi e determinerà una crescita della capacità produttiva superiore al 20%.
Morselli ha sottolineato ai commissari che il gruppo Acciai Speciali Terni è oggi il secondo produttore di acciai speciali d’Europa, e produce il 50% dell’acciaio inox (cioè inossidabile) italiano. L'obiettivo è di diventare i primi fornitori in Europa.
Ma non è tutto in discesa. Ci sono anche le perdite da ripianare, in cinque anni quasi un miliardo, per poi poter pensare agli investimenti.
Ecco, fin qui il resoconto dell'audizione. Ma qualcosa va detto. La vicenda dell'Ast dimostra nel bene e nel male che ognuno deve fare la sua parte. L'azienda fa l'azienda quindi produce e dà lavoro, i sindacati stiano attenti affinché i diritti dei lavoratori siamo tutelati. E le istituzioni? Nel passato sono state più che altro alla finestra a guardare, a pensare l'Ast come un corpo estraneo alla città e alla regione, senza chiedere garanzie e senza fissare paletti di qualsivoglia specie. Sarebbe interessante organizzare un momento, un'iniziativa per riflettere seriamente su quanto accaduto, su quanto non fatto. Anche solo per capire. Per le responsabilità in questo Paese non c'è mai tempo e di solito sono sempre figlie di nessuno.


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