martedì 17 febbraio 2015

L'uomo girandola e le belle statuine

Il punto del direttore del 15 febbraio 2015

Niente di nuovo sul fronte del centrodestra alla voce candidato a presidente. Niente di nuovo per la verità neanche sul fronte dell’alleanza. Quindi, tutto fermo? Assolutamente no. C’è un movimentismo sfrenato, traslochi da un gruppo all’altro, passaggi da un partito all’altro, cambi di casacca e altre amenità. Ma non si quaglia, non si conclude, si va avanti con i rinvii, spostando le date in avanti di settimana in settimana.
La verità vera è che se Roma non decide, l’Umbria tira a campare tra il disorientamento e l'immobilismo. Allora, tanto per fare chiarezza, soltanto quando dalla capitale verrà dato il via libera i personaggi in loco potranno agire, ovviamente nella direzione indicata. Da premettere che l’ideale, e anche la cosa più intelligente, è che tutto il centrodestra insieme al mondo civico vada unito all’appuntamento di maggio. E fin qui nulla da eccepire. Ma il nocciolo della questione è sempre lo stesso, chi sta con chi. O meglio, un candidato che ha l'ambizione di rappresentare lo schieramento, e non solo, c’è e gira da un bel pezzo con il suo minibus, si chiama Claudio Ricci, sindaco di Assisi, che ha avviato i motori da più di un anno, accompagnato da un pezzo di esponenti di Forza Italia, di Fratelli d’Italia, di Lega, di Ncd, di liste civiche e di parecchi amministratori. Tanta gente, ma non tutti insieme, nel senso dei partiti, appassionatamente perché Roma non ha deciso ancora. Ricci ha il merito (o demerito) di spaccare anziché unire. E comunque Forza Italia che fino a prova contraria è il partito di maggioranza della colazione non lo vuole. Cerca un candidato alternativo, ha chiesto al sindaco di fare un passo indietro, mettendo sul tavolo pure qualche proposta allettante. C’è stato un altro incontro tre giorni fa ma non si è sbloccato un bel nulla. Allora gli scenari, considerato che Forza Italia sta lavorando per un’alleanza con Lega e Fratelli d’Italia, potrebbero essere questi. O Ricci si ritira per favorire nel nome dell’unità un candidato unico (e qui le ipotesi si sprecano, dal personaggio della società civile alla coordinatrice azzurra Polidori, al parlamentare Laffranco) oppure il centrodestra si divide e si va con due candidati o ancora tutti convogliano su Ricci. A tal proposito è opportuno riaprire il discorso sulle primarie. Le fantomatiche primarie che il centrodestra sopporta come il sale su una ferita ma che in un’impennata di orgoglio aveva rivendicato riuscendo, si sosteneva, perfino a convincere Berlusconi. L’argomento è finito nel dimenticatoio per colpa di chi non è dato sapere. Va detto che anche Ricci ci ha messo del suo, perché in una girandola di posizioni ha cambiato idea una sessantina di volte. Ma l’aspirante presidente non è nuovo a dire il contrario di tutto, e non solo in politica. L’ultima poche ore fa quando è riuscito a indispettire perfino il suo vescovo per il patrocinio a un’iniziativa gay in piazza dopo aver propugnato la famiglia naturale. Insomma Ricci assume sempre più le sembianze di una banderuola, di un voltagabbana delle idee, riuscendo a spiazzare perfino i suoi spin doctor e i sostenitori della prima ora. Comunque il centrodestra resta appeso alla decisione nazionale, sfoderando di tanto in tanto qualche sondaggio tanto per fare ammuina perché galleggiare a bagnomaria non è proprio esaltante soprattutto dopo la vittoria a Perugia otto mesi fa. Intanto il centrosinistra sta definendo i partner, socialisti e sinistra, ma deve risolvere il capitolo deroghe. Ovviamente la guerra sulle liste è un bel pezzo avanti, l’avvertenza è di far correre gente che riscuote consensi e non padri o madri nobili. Tale esigenza si scontra però con le ambizioni di tanti, tantissimi, in cerca di uno strapuntino, ambizioni che a loro volta si scontrano con la riduzione dei posti da consigliere da 30 a 20, di cui dodici per la maggioranza e otto per la minoranza. Per il candidato a presidente viaggia spedito con l’uscente Marini. Ma l’argomento che tira in queste ore è la legge elettorale che tra lunedì e martedì dovrà vedere la luce in consiglio regionale. I paletti sono fissati e sono solidi: un solo turno, collegio unico, niente listino. Le variabili sono le preferenze, in particolare quella di genere e gli aggiustamenti su soglie e premi. In conclusione due concetti che accompagnano la discussione. Il rinnovamento dei candidati. Siamo d’accordo ma il cambiamento non è sinonimo di competenza. In giro si vedono e si sentono tanti giovani che sono vecchi. E la quota rosa nelle liste. La capacità e la passione politica, a nostro avviso, non dipendono dal sesso. Meglio uomini onesti e di livello che donne elette solo per fare le belle statuine.
annamossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it



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