Oggi parliamo di politica e fantapolitica. E partiamo da un presupposto
oggettivamente riconosciuto e cioè che la piu grande forza di Renzi sta nella
mancanza di alternativa. Non ha rivali, questo lo riconoscono anche i suoi
nemici. Questo per ora, ma qualcosa si sta muovendo. O almeno così pare, a
leggere i retroscena della politica italiana. La novità e questa: Maurizio Landini sarebbe pronto a lasciare la Fiom e scendere in politica.
Lo ha detto in un certo senso in
maniera esplicita in un'intervista sostenendo che è venuto il momento di
sfidare democraticamente Renzi. Una frase che non lascia adito a tante
interpretazioni. Ma quanto vale una discesa in campo, nell'agone politico, del
capo dei metalmeccanici? I sondaggisti si sono attivati subito e tutti
concordano che in un caso del genere ci sarebbe un rimescolamento delle carte a
sinistra e ipotizzano chi un 5-8 per cento e chi si spinge fino al 10,
influendo sul consenso si del Pd ma anche del Movimento 5Stelle. E l'unico a
guadagnarci sarebbe Salvini della Lega Nord.
Alla notizia ha risposto il premier Renzi, che ha fatto
intendere di non essere contento, anzi con una battutaccia delle sue - "non è
Landini che lascia il sindacato ma è il sindacato che ha lasciato Landini" - ha
liquidato l'argomento. Le critiche sono arrivate anche da tutto il sindacato,
dalla Cgil le più pesanti.
In serata la retromarcia di Landini, che esplicitamente ha
detto di non avere nessuna intenzione di scendere in politica e che le sue
parole sono state fraintese. La sfida democratica a Renzi era per lui un'altra
cosa ma ormai le dichiarazioni, i commenti e perfino i sondaggi erano partiti.
Non sappiamo quello che succederà nell'agone politico di
casa nostra, non sappiamo se Landini sarà lo Tsipras italiano, perché non abbiamo
la sfera di cristallo. Certo ci sarebbe bisogno di gente nuova, di energia e
risorse in politica, e soprattutto di categorie perché la confusione è
massima.
Di sicuro sappiamo che il premier Renzi riesce a
destreggiarsi bene, a fare e disfare maggioranze, a costruire e rompere
accordi. E proprio ieri ha festeggiato il primo compleanno di governo. Il
bilancio non è lusinghiero, diciamo la verità, ci rimangono tanti slogan e
pochi fatti. Le giustificazioni ci sono: la crisi, il Parlamento non proprio
amico. Ma il sentimento più diffuso rischia di essere la rassegnazione, lo
sconforto, perché le cose da noi paiono non cambiare mai. La casta continua a
godere di privilegi, i cittadini normali a barcamenarsi e i giovani a fuggire.
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