lunedì 13 febbraio 2012

Quando la politica è in cerca di un'anima


Il punto del direttore del 12 febbraio 2012

Restituire un’anima alla politica. E’ una frase bellissima, piena di intensità e anche di speranza. L’ha scritta il vescovo di Assisi Domenico Sorrentino in un articolo pubblicato sul settimanale cattolico La Voce. Il quale ha premesso che oggi più che mai c’è bisogno di un recupero dei valori, di un orizzonte etico in cui ricollocare con forza la vita personale e sociale di ognuno di noi. Come non dargli ragione? Come non sottoscrivere le sue parole?

Eppure da un  ragionamento elevato si è costretti a scendere a un livello basso quando si raccontano congressi come quello provinciale del Pdl del Perugino fatto di veleni, colpi bassi e dimissioni. Al Park Hotel di Ponte San Giovanni si decide entro oggi la leadership del partito con la coppia uscente Monni-Lignani Marchesani insidiata dalla mozione 2 rappresentata dal duo Tesei-Briziarelli. Fin qui nulla di strano. Anzi, fino all’antivigilia una normale espressione del confronto democratico tra una maggioranza e una minoranza che si è organizzata all’ultimo momento. E quindi il tutto valutato positivamente perché il Pdl nel senso della sua gerarchia non può continuare ad essere un partito imposto da Roma, dall’alto cioè. Ma a rubare la scena è stata la mossa di un personaggio di peso come il consigliere regionale Massimo Mantovani che 48 ore fa, con un gesto meditato forse nella sostanza ma istintivo nella forma, ha annunciato le sue dimissioni da vicecoordinatore regionale del partito lanciando strali e accuse contro i suoi ex compagni pidiellini. Certo, i rumors ricordano che il malessere covava da tempo, forse da anni, quindi non è una novità ma il coupe de theatre ha sorpreso un po’ tutti.  Comunque, al di là di tutto, meglio un congresso vero che uno finto. Le  motivazioni che hanno spinto gran parte dei sindaci di centrodestra a scendere in campo sono condivisibili: vogliono un confronto interno aperto e non essere soggetti alle decisioni di pochi, vogliono un rinnovamento serio e profondo e non di facciata, vogliono costruire un’alternanza e non continuare a vivere nell’immobilismo.  Chi ha le redini del partito accetta le critiche ma dichiara di perseguire l’unità, di intenti e di azioni. E questo non è male in un Pdl poco, pochissimo abituato al confronto delle idee e delle posizioni. Perché l’abitudine al dialogo è un vezzo da costruire, appuntamento dopo appuntamento, congresso dopo congresso. E se in un partito la contrapposizione viene bandita anziché favorita perché comunque rappresenta un arricchimento allora è difficile anche attrezzarsi per esprimere un dissenso. E se per una volta, vivaddio, un gruppo porta alla luce del sole le proprie ragioni non c’è che prenderne atto e guardare il tutto con interesse e attenzione. Ragioni che hanno diritto di cittadinanza  se espresse con lealtà e senza speculazioni, e di cui i vincitori del congresso dovranno tener conto nella loro agenda. Se vogliono il bene del partito e non il potere fine a se stesso. Certo, le ombre di Mantovani sul tesseramento e il j’accuse dello stesso sulla gestione del partito sono pesanti e i nuovi (o confermati) vertici faranno l’unica cosa giusta e responsabile se si adopereranno per dimostrare il contrario. Il tempo è di solito galantuomo e per ricomporre le fratture il solo requisito è la volontà, di fare politica e non battaglie personali.
A proposito di fare politica, una menzione la merita l’ennesima “trovata” del presidente della Provincia Marco Vinicio Guasticchi, esperto nello sparigliare le carte e movimentare la scena. Un’associazione nuova di zecca denominata “progetto per l’Umbria” con tanto di simbolo e parecchia trasversalità. Un’associazione che si pone obiettivi ambiziosi, come il rilancio dell’Italia di mezzo che è di interesse bipartisan e di interesse per i cittadini, o come creare uno spazio in cui far convivere e crescere capacità, competenze e dinamismi di chi ha a cuore le sorti di questa regione. “Progetto per l’Umbria” è soprattutto un’idea per andare oltre gli sbarramenti, gli steccati e chissà, forse in linea con monsignor Sorrentino, per restituire  un’anima alla politica.  E se così fosse sarebbe un colpo da maestro.

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