domenica 5 febbraio 2012

Le voci del Pdl, le nozze d'interesse

Il confronto è il sale della democrazia. Una frase fatta, di cui il più delle volte si abusa, ma comunque resta un concetto importante per fare buona politica. E in questi giorni il Pdl locale ne sta dando dimostrazione e bisogna dargliene atto. Oggi a Terni si va al rinnovo del coordinamento provinciale all’insegna  dell’unità, quindi non c’è storia per la rinconferma del duo De Sio-Masciarri. I mal di pancia della vigilia sono stati assorbiti ed è stata scongiurata una seconda mozione.
Non tutto invece fila liscio per il congresso provinciale del Perugino in programma il prossimo fine settimana. Qui il vertice Monni-Lignani Marchesani è messo in discussione da una lista capeggiata dal sindaco di Montefalco Donatella Tesei e dall’assessore di Passignano Luca Briziarelli.  La mozione raccoglie altri parecchi sindaci di centrodestra del territorio e diversi esponenti del movimento giovanile.  Alla base della contrapposizione un solo principio così sintetizzato “mai più dirigenti calati dall’alto, ma spinti dal basso”.
La non unità che sta accompagnando il Pdl perugino al congresso è letta dal coordinatore regionale Luciano Rossi come un fatto positivo. E su questo giudizio non possiamo non essere d’accordo.  Soffocare posizioni e opinioni diverse e contrarie a chi gestisce un partito non è un comportamento maturo e reponsabile. Quindi se c’è dissenso è giusto che venga fuori, la compattezza di  facciata o i congressi che finiscono a tarallucci e vino sono roba superata, sono attrezzi della vecchia politica. Un partito giovane, come il Pdl, fatto dall’anima forzista e da quella aennina che non sempre appaiono integrate, se non riesce a svecchiarsi, a rompere le logiche arcaiche, non va da nessuna parte. A maggior ragione in Umbria dove questo centrodestra fatica perfino a monetizzare le rendite dei governi conquistati più per demerito (e spaccature) degli avversari che per merito proprio.  Comunque in un partito dove le nomine sono pane quotidiano l’aver favorito un congresso vero e non finto è un punto da segnare con il più.  Al contrario non ci è piaciuta l’uscita del sindaco di Assisi Claudio Ricci che nello schierarsi per la conferma degli attuali vertici ha auspicato che si arrivi a un congresso unitario.  Quasi a temere la dialettica interna, quasi a dire vade retro chi non la pensa come la maggioranza. 
Ora al di là delle posizioni e di chi vincerà, anche se è scontato, tessere alla mano, che non c’è trippa per gatti sull’esito del congresso, il Pdl è un partito che si avvia  verso la normalizzazione. Del resto le investiture appartengono a un’altra epoca storica, non si addicono a un partito che si ritiene moderno ed europeo. Quindi è da plaudire chi con coraggio e con lealtà si accinge a combattere una battaglia congressuale. Sia chi comanda oggi e sia chi vuole dire la propria. Al termine della sfida, è ovvio che tutte le componenti, vincitori e vinti, si dovranno attivare per trovare una sintesi e lavorare per il bene del partito.  Una sola avvertenza, un solo consiglio disinteressato: chi reggerà le sorti del Pdl farà bene ad ascoltare le ragioni della minoranza, senza immiserirsi in vendette o regolamenti di conto.
Dando un’occhiata a quello che succede a sinistra, l’unico evento degno di nota è l’intesa tra socialisti e l’associazione Berlinguer. Un matrimonio di interesse, con un occhio alle vicine scadenze amministrative elettorali, ma soprattutto un patto per puntellare la coalizione e arginare i disturbatori.  Insomma pare più che altro un’alleanza di comodo, funzionale per lanciare messaggi e contare nello scacchiere della politica regionale.  Forse le idee verranno dopo, così come i progetti e le azioni di governo. Ma l’elaborazione qualche volta può venire anche prima di convolare a nozze, di sbandierare intese. Così, tanto per capire di che cosa si parla, e qual è veramente la novità di un accordo tra due forze politiche che si mettono insieme.

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