domenica 23 aprile 2017

Turismo da rilanciare,
non perdiamo il Giro

Il punto del direttore del 23 aprile 2017

A volte i numeri sono impietosi, si possono spiegare con diverse chiavi di lettura ma non lasciano spazio a interpretazioni neppure se le cifre si guardano al contrario, da destra a sinistra o da sotto a sopra. Quando un settore importante come il turismo alla voce flussi, quindi arrivi e presenze, segna -40, -50, vuol dire che c’è un’emergenza seria e che un comparto sta rischiando di brutto.
Questo è quello che succede da un po’ di mesi, esattamente da quando le scosse di terremoto hanno colpito la Valnerina, e in giro per il mondo è passato il messaggio di un’Umbria ferita e inagibile. Giusto il primo aggettivo perché il terremoto lascia sofferenza e macerie (da noi per fortuna nessuna vittima), sbagliato il secondo perché il resto della regione non ha subìto danni e ha potuto continuare ad accogliere i turisti. Che però spaventati dal sisma hanno preferito andare altrove.
Il primo campanello d’allarme era suonato dopo il 24 agosto scorso, quando ci fu la prima scossa che causò lutti e distruzione nel Reatino e nelle Marche, e toccò il sud dell’Umbria. Il secondo, più forte, a fine ottobre, con danni maggiori a Norcia e comuni limitrofi. Da allora il turismo nella nostra regione è stato massacrato più delle scosse, con disdette a non finire dappertutto. Vuoti o semivuoti dagli alberghi a 4 stelle agli agriturismo. Il disorientamento è stato paralizzante, si è pensato a iniziative per attirare i turisti, alcune anche estemporanee e discutibili, frutto di un'esagerata fantasia, come il fertility room ad Assisi, altre dal titolo accattivante e augurante come l’Umbria si rimette in moto, e poi è arrivato il capitolo dolente degli spot.
Per carità, un video trasmesso durante il festival di Sanremo non è da disprezzare ma da solo non è stato la panacea del male. E gli albergatori e i ristoranti hanno continuato a lamentarsi, a segnalare le criticità e a chiedere aiuto, sperando nella Pasqua e nei prossimi ponti. Ma da quanto si percepisce le cose non sono cambiate, il tutto esaurito è un ricordo lontano e il rischio concreto è che se non ci sarà un’inversione di tendenza le strutture ricettive saranno costrette ad abbassare le saracinesche, con riduzione o licenziamento di addetti. E facendo gli scongiuri sarebbe un’altra tegola per la nostra economia che già non brilla, almeno a leggere gli ultimi dati, dal prodotto interno lordo agli indici di povertà.
A distanza di otto mesi da agosto, e di sei mesi da ottobre, è mancata una politica efficace e incisiva finalizzata alla ripresa del turismo, è stato facile addossare le colpe ai media che raccontano di scosse ogni tre per due, ma chi manda in giro spot di testimonial come l’attore Marco Bocci che parla di vittime in Umbria dovrebbe a sua volta farsi un video e chiedere scusa agli umbri. Per aver speso soldi pubblici e aver rimediato una brutta figura. Certo, nessuno ha la bacchetta magica ma inventarsi una puntata di Umbria Jazz a Terni sperando di risollevare le sorti del settore è stato un altro autogol, non per la musica ci mancherebbe altro ma sempre per il portafogli pubblico, per l’investimento fatto (qualche centinaio di migliaia di euro) che non ha prodotto il risultato sperato in termini di presenze. E per finire, è pura miopia pensare di finanziare con una briciola di appena 10mila euro il Giro d’Italia che a metà maggio attraverserà con una tappa a cronometro Foligno e Montefalco.
Insomma non è questa la strada per andare (o tornare) nel paradiso del turismo. Chi di dovere, la Regione e direttamente l’assessorato al ramo, si ravveda prima possibile e non si lasci sfuggire occasioni d’oro come il Giro d’Italia che prima di essere una manifestazione sportiva è un evento unico di promozione di questa piccola e bella terra. 
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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