venerdì 14 ottobre 2011

La politica non aiuta l'impesa

Editoriale Radio Onda Libera del 14 ottobre 2011

C'è un'indagine interessante della Confcommercio della provincia di Perugia da cui emergono dei dati su cui riflettere.
Il primo, scontato, che le tasse sono il cruccio degli imprenditori, che per quasi il 90% si dicono colpiti dalla crisi, ed un freno alla ripresa economia dell'Umbria. 
 Le altre barriere all'esercizio d'impresa, secondo il campione rilevato, le difficoltà di accesso al credito (22%), il peso e i costi della burocrazia (20%), il troppo elevato costo del lavoro (15%).

Ma c'è un aspetto che attraversa la società con differenze minime tra consumatori e imprenditori ed è il severissimo giudizio nei confronti della classe politica, senza distinzioni di bandiera, nazionale e locale, ritenuta inadeguata ad affondare la crisi.
La responsabilità delle maggiori difficoltà di risalita dalla crisi ricadono quasi interamente sulla classe politica per il 65% degli intervistati, secondo i quali non è riuscita a porre in essere quelle scelte, seppur impopolari, che avrebbero permesso di trovare strade di uscita verso la crescita. Gli imprenditori lamentano l'assenza di decisioni coraggiose che andrebbero a toccare le rendite improduttive e talune vere e proprie 'caste', in primis la stessa politica.
Al 65% che giudicano la politica inadeguata - prosegue la Confcommercio - si collega il 24% di imprese che ritiene siano state inefficaci le politiche di rilancio dei consumi. Poco o niente si è fatto in relazione al mercato del lavoro in termine di politiche di reimpiego e formazione professionale.  Non è stata promossa, inoltre, nessuna politica di redistribuzione o riequilibrio dei redditi.
Se si fa eccezione per una parte di imprenditori che addebita le difficoltà della ripresa alle banche (9%), colpevoli di aver stretto troppo i cordoni della borsa, e addirittura ai media (9%) che amplificherebbero gli aspetti negativi della crisi, la maggior parte degli imprenditori umbri del terziario ritiene che i nodi da sciogliere abbiamo un carattere più territoriale rispetto alle fonti di speculazioni finanziarie mondiali ed europee (giudicate responsabili della crisi dal 18% degli intervistati).
In conclusione sono elementi su cui riflettere come dicevamo prima ma che devono spingere anche ad agire, prima che sia troppo tardi. Ognuno per la propria parte senza continuare a darsi alibi e senza continuare a perseguire la politica dello scaricabarile.   

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