giovedì 6 ottobre 2011

I Kercher e la lezione di dignità

Editoriale Radio Onda Libera del 5 ottobre 2011

Parliamo ancora del processo Meredith. Perché questa volta la scena la occupano i familiari della ragazza inglese di 21 anni sgozzata nella camera da letto la notte tra il primo e il 2 novembre di quattro anni fa. In una conferenza stampa i parenti della vittima con la consueta compostezza e il dignitoso, infinito dolore, hanno commentato la sentenza di assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

Chi ha ucciso Meredith quella notte insieme a Rudy Guede? Una domanda legittima, una domanda che la madre e le sorelle rivolgono a chi ha il dovere, investigatori e inquirenti, di dare delle risposte in un caso di omicidio come questo.  E hanno aggiunto che non si può parlare di perdono se non si sa chi è stato. L'unica possibilità di conforto è dalla verità.
Pur non comprendendo i motivi di una sentenza rovesciata, i Kercher hanno ribadito la fiducia nel sistema giudiziario italiano perché loro non vogliono innocenti in carcere. Anche se i loro difensori hanno sottolineato che per Meredith non c'è stata nessuna fondazione o associazione a sostegno.
Che grande lezione di stile, di rispetto delle istituzioni da parte di questa famiglia che ha subìto la più grande privazione, l'assassinio di una figlia, di una sorella, che con straordinaria correttezza ha accettato il verdetto!  Senza strumentalizzare il proprio dolore eppure ne avrebbero tutte le ragioni di questo mondo, i familiari di Kercher sono riusciti a dare al mondo intero una lezione di dignità.
Altro che le pressioni e gli attacchi degli americani per liberare la loro concittadina, diventata già una star.
Grazie quindi ai Kercher, per averci insegnato che anche di fronte ad ingiustizie come quella della morte di una ragazza le reazioni possono essere di grande civiltà.
 

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