venerdì 23 settembre 2011

Una giustizia "diversa"

Editoriale Radio Onda Libera del 23 settembre 2011

Politica e giustizia. E precisamente il caso Milanese, l'ex braccio destro del ministro Tremonti. Per il quale la Camera dei deputati ha detto no all'arresto, per una manciata di voti, sei per l'esattezza. 312 contrari al carcere contro 306. Appena tre i voti in più rispetto a quelli che servivano. Insomma la maggioranza e anche Milanese ovviamente hanno tirato un sospiro di sollievo temendo di fare la stessa fine sulla votazione dell'onorevole Alfonso Papa, finito in carcere a luglio per una differenza di 29 voti. 
Ma la domanda che si pone l'uomo della strada, non abituato ai sofismi della politica, è perché Milanese è stato salvato dalla prigione, mentre Papa è stato mandato in galera? Perché questa disparità di trattamento? La risposta è che all'interno della maggioranza la Lega ha voto in un modo diverso nei due casi. Per una strategia? Per un calcolo? Mandando in carcere Papa la lega ha fatto un atto di forza, ha mostrato i muscoli nei confronti del governo, in particolare di Berlusconi. Un messaggio per dire attento, senza di noi non vai lontano. Ieri non c'era bisogno di mandare questo segnale. E quindi Milanese è stato graziato. 
A titolo di cronaca il parlamentare salvato è accusato di associazione per delinquere, corruzione e rivelazione di segreto d'ufficio.
Ma nel metodo è come usare per una stessa situazione due pesi e due misure. Ma che politica è questa che non sa adottare uno stesso metro di giudizio, uno stesso criterio per vicende analoghe? Come giustificazione non c'è neppure la circostanza che i due parlamentari fossero di partiti diversi, no entrambi sono del Pdl. Quindi la contraddizione sta tutta nella maggioranza che è apparsa quanto meno incoerente. E la base della Lega rumoreggia. Giustamente. 
Nel merito delle vicende giudiziarie non entriamo perché lo devono fare i giudici, ma la questione è anche politica. E la gente, assillata dalla crisi economica, fa fatica a capire i comportamenti di una classe politica che difende se stessa, galleggia e non fa riforme. E quando gli interessi tutelati sono sempre quelli di parte e mai quelli generali cresce l'indignazione. 

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