venerdì 9 settembre 2011

Meno formiche, meno cicale

Editoriale Radio Onda Libera del 9 settembre 2011

Consumi deboli e risparmi a secco, gli italiani sperano nelle lotterie. E' questa la sconvolgente fotografia scattata dal rapporto Coop Nielsen 2011 sulla situazione economica delle famiglie italiane, che fanno i conti con la crisi della finanza pubblica e la manovra depressiva.
L'80 per cento delle famiglie ritiene di vivere su uno standard appena accettabile. In compenso come extrema ratio gli italiani si affidano al gioco: alla fine del 2011 saranno oltre 73 i miliardi (quasi il 20% in più rispetto al 2010) spesi  in giochi a premi, lotterie e slot machine.

L’epicentro della caduta dei consumi è il Mezzogiorno, dove la crisi ha contribuito a accrescere le disuguaglianze colpendo in particolare le famiglie più giovani e con figli a carico. Ma non viene risparmiato nemmeno il Centro e il Nord.
Le ripercussioni della crisi sono terribili e in riferimento ai consumi, l’immagine degli italiani popolo di risparmiatori è definitivamente tramontata, anzi è come se avessero cambiato pelle: meno formiche sui risparmi e, controvoglia, anche meno cicale sui consumi.
Ad esempio è più povero il carrello della spesa. Per far quadrare i conti si taglia sulle quantità acquistate, A soffrire di più l’alimentare, In sofferenza anche l'abbigliamento e l'arredamento, mentre sono destinati a crescere la spesa per la sanità, i trasporti, le comunicazioni.  L’impoverimento del carrello non significa d’altro canto rinuncia alla qualità e sono le promozioni una delle poche ciambelle di salvataggio rimaste.
Negli acquisti gli italiani dunque si dimostrano sempre più sobri (più consumi in ambito domestico), più abili (cercano promozioni, prediligono il supermercato ma fiutano nuovi formati di spesa come i discount e gli specialisti drug, i negozi che vendono prodotti per la cura della casa e della persona), più nomadi (il 35% vaga da un punto vendita all’altro) e soprattutto sempre piu pessimisti (il 42% dichiara peggiorate le proprie prospettive di lavoro, un anno fa era il 23%).
Unica nota positiva la rinnovata attenzione agli sprechi. Ma non è affatto una consolazione. A preoccupare di più sono le previsioni che secondo la maggior parte di analisti saranno sempre più nere se non ci sarà un'inversione di tendenza, se non si attueranno misure serie e tempestive. 

Nessun commento:

Posta un commento