lunedì 19 settembre 2011

Terni e lo statuto dell'Università

Editoriale Radio Onda Libera del 16 settembre 2011

Universita e statuto. La commissione ad hoc ha licenziato dieci giorni la le nuove regole dell'ateneo e dalla politica arrivano le prime critiche. In particolare da Terni dove il nome della seconda città della regione è completamente depennato. E ovviamente scoppia il caso, esplode la polemica.
Manca in effetti la parola Terni e il polo didattico nel nuovo statuto dell’Università degli studi, al contrario di quanto avveniva nel vecchio documento.

La questione è «politica»: dalle parti di Terni emerge il timore che le voci di ridimensionamento dell’Ateneo, che sarà più compatto e votato alla ricerca, taglino fuori le sedi decentrate della città dell’Acciaio e di Narni. Il Polo scientifico in particolare. E così arriva la richiesta di cambiare la qualifica: non più Università di Perugia, ma Università dell’Umbria.
I sindaci di Terni e Narni, Leopoldo Di Girolamo e Stefano Bigaroni, e il presidente della Provincia di Terni, Feliciano Polli, hanno inviato una lettera inviata al rettore Francesco Bistoni e ai componenti del Senato accademico. I tre amministratori esprimono «insoddisfazione dopo aver preso visione della bozza dello statuto perché manca qualsiasi riferimento al Polo scientifico didattico della Provincia di Terni come parte costituita dell’Università di Perugia».Eppure nel territorio ternano ci sono 6 facoltà, 13 corsi di laurea, laboratori di ricerca di livello nazionale ed internazionale. E chiedono che «nella prossima seduta del Senato accademico che deve esaminare e votare la bozza di Statuto licenziata dalla apposita commissione, vengano apportate modifiche qualificando l’Università di Perugia come Università dell’Umbria e l’Ateneo come Ateneo multicampus con più sedi operative».
Si mobilita anche il consiglio comunale Sulla questione del nuovo Statuto sono intervenuti anche l’Ufficio di presidenza del consiglio comunale di Terni e la Conferenza dei presidenti. Ma è arrivata anche una nota da parte dell'ateneo che smentisce categoricamente qualsiasi intenzione in tal senso.
Al di là della vicenda in sè pare l'ennesima guerra di campanile tra due città e in un momento coma quello attuale rischia di diventare una guerra tra poveri, come al solito, che non porta da nessuna parte. Guardare oltre il proprio recinto di casa sarebbe la scelta più intelligente.
 

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