lunedì 26 giugno 2017

Votare è meglio per il bene di tutti

Il punto del direttore del 25 giugno 2017

Oggi è il giorno dei ballottaggi, i supplementari al netto degli apparentamenti rispetto al primo turno di quindici giorni fa si terranno in 22 comuni capoluogo sparsi in tutt’Italia, dal nord al sud, da Genova a Catanzaro, passando per Rieti e per città sopra i 15mila abitanti come Todi e Tarquinia.
Sarà un test significativo per capire la tenuta delle coalizioni anche se alle amministrative contano più i candidati e i programmi rispetto alle strategie di politica nazionale. Questo va sempre ricordato anche quando stanotte, dopo le 23, si scrutineranno i voti e si decreteranno i nuovi sindaci. In campo si sfidano soprattutto centrodestra e centrosinistra, i duelli sono perciò ad alta tensione e solo quando si saprà chi ha vinto e chi ha perso si potrà azzardare una lettura delle ragioni delle vittorie e delle sconfitte. E sarà interessante rendersi conto se e quanto hanno influito dentro le urne le vicende dei partiti, tipo le frizioni e le polemiche della vigilia. Ma vediamo come si sono comportati i leader e in particolare quanto ci hanno creduto in questo secondo turno.
Allora il segretario del Pd Matteo Renzi è stato latitante, di comizi e interventi zero, quasi a prendere le distanze da una tornata che non lo mai riguardato, forse perché queste elezioni non sono così entusiasmanti come quelle dell’anno scorso dove si votava a Milano, Torino e Roma, o forse perché le aspettative del partito sono veramente basse. In compenso le fibrillazioni dentro e nei dintorni del Pd si sono acuite, una per tutte è segnata dal ritorno in grande spolvero di Romano Prodi.
Dalla sponda opposta si è notato un grande movimentismo di Silvio Berlusconi che di solito quando sente odore di successo si getta nella mischia come un leone. E così ha fatto anche questa volta ma il suo impegno in campagna elettorale lo ha incanalato pure per rimarcare che non c’è altro leader del centrodestra al di fuori e soprattutto meglio di lui.
Per il resto, i grillini quasi del tutto esclusi da questa partita se ne stanno alla finestra dopo aver dato libertà di voto e forse anche di non voto. Ma cosa succederà domani? A seconda dei risultati ovviamente ci sarà chi, probabilmente lo stesso Renzi, cercherà di liquidare il tutto come un voto locale, quasi una consultazione minore. Su questo ci permettiamo di dissentire perché ogni elezione è degna di rispetto ed è la massima espressione di democrazia di una comunità, fosse anche un voto per eleggere il capo condomino, a maggior ragione se si tratta di scegliere un sindaco. Per cui sarebbe più serio se si aprisse una riflessione sul perché e sul percome i cittadini si sono schierati in un modo anziché in un altro. Legato a questo, c’è il tema dell’astensionismo, della gente che preferirà andare al mare e non ai seggi. Bene, anzi male se ciò succederà perché ognuno può votare chi gli pare ma non fregarsene non andando ad esercitare il proprio diritto perché tanto qualcuno sarà eletto lo stesso e deciderà per noi, farà delle scelte che ci riguarderanno, dalle scuole alle strade, dalle tasse all’ambiente.
Insomma l’atteggiamento più sbagliato sarebbe quello di disertarle urne, è meglio molto meglio dare il proprio contributo per far sì chela percentuale dell’affluenza non si abbassi di molto. Due settimane fa appena il 60 per cento si è recato a votare, sette punti in meno rispetto alle precedenti elezioni. E’ troppo immaginare un’inversione di tendenza per il bene di tutti, per il bene della democrazia?
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.

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