venerdì 11 novembre 2011

O nuovo governo o nuove elezioni

Editoriale Radio Onda Libera del 10 novembre 2011

O nuovo governo a breve o nuove elezioni. E' il diktat di Napolitano, il capo dello Stato, che intuendo le manovre e giochini da parte delle forze politiche, non ci ha pensato su e ha fatto sapere il da farsi, indicando il percorso.
Quindi entro la settimana sarà approvata la legge sulla stabilità, che contiene le misure anticrisi chieste dall'Unione europea. Formalizzazione delle dimissioni di Berlusconi. E poi subito consultazioni per provare a formare un governo di unità nazionale, forse Monti, appena eletto senatore a vita, a capo dell esecutivo. Se non ci saranno le condizioni, se cioè non ci sarà una maggioranza larga, trasversale e responsabile, la soluzione sarà soltanto il ritorno alle urne.


Cosa è meglio per il Paese, secondo noi, e lo ribadiamo, sarebbe un passo indietro da parte di tutti, mettersi attorno a un tavolo e pensare ad azioni serie, concrete e tempestive per risollevare le sorti del paese, per dare un'indicazione non ambigua ai mercati e provare a fronteggiare la crisi.
La verità vera è che da un lato sarebbe meglio ridare la parola agli elettori per chiarire il quadro politico e scegliere una classe dirigente legittimata ad agire ma dall'altro sarebbe più conveniente non perdere tempo in una campagna elettorale e formare al più presto un governo forte. La prima ipotesi non è gradita ai parlamentari che correrebbero due rischi, il primo è che il ritorno alle urne in anticipo rispetto alla scadenza della legislatura non garantirebbe il diritto alla pensione, alla lauta pensione, il secondo è che non tutti avrebbero la certezza di essere ricandidati e quindi rieletti. E proprio perché un'ipotesi sgradita ai parlamentari sarebbe da privilegiare. Ma la politica dovrebbe fare uno scatto, essere lungimirante, dovrebbe trascurare gli interessi particolari, anche della casta, e pensare all'interesse generale, collettivo.
E quindi la risposta più opportuna sarebbe un governo tecnico per farci uscire dallo stagno in cui ci troviamo. Per punire poi coloro che hanno scaldato la sedia in parlamento senza curarsi del bene comune c'è tempo. Al prossimo voto. L'importante è non soffrire di amnesia.  

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