lunedì 7 novembre 2011

Cambiano le abitudini dei consumi

Editoriale Radio Onda Libera del 7 novembre 2011

Con la crisi cambiano anche le abitudini dei consumatori. In che senso? Lo rivela uno studio della Coldiretti-swg che evidenza una vera e propria inversione di tendenza. Dopo anni per la maggioranza dei cittadini aumenta il tempo dedicato a fare la spesa quotidiana, un italiano su due cerca le offerte tra gli scaffali dei supermercati. L'obiettivo è risparmiare. Infatti ben il 72 per cento dei consumatori dichiara di prestare una maggiore cura e attenzione rispetto al passato alla composizione del proprio carrello della spesa e al miglior rapporto qualità-prezzo.
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"L'indagine peraltro conferma - sottolinea la Coldiretti - che il fatto di dedicare più tempo alla spesa consente risparmi notevoli". L'infedeltà al negozio o al supermarket insomma premia, il prezzo dello stesso pacco di spaghetti di identica marca infatti arriva a triplicare da un negozio all'altro, raddoppio nel caso di yogurt e birra, mentre la stessa confezione di latte cresce del 50% da un luogo di vendita all'altro.
Insomma risparmiare si puo ma è indispensabile fare una scelta oculata dei punti vendita, avere del tempo a disposizione e fare la spola tra i diversi negozi.
In Italia la tavola è una componente importante della spesa familiare, a cui nel 2010 è stato dedicato un budget di 467 euro al mese a famiglia, pari al 19%. Per questo in tempo di crisi aumenta la necessità di fare acquisti più convenienti.
A destare attenzione è dunque - sostiene la Coldiretti - la necessità di risparmiare, ma anche la preoccupazione per la riduzione della qualità dei cibi messi in vendita dalle imprese tentate dal contenimento dei costi nelle materie prime utilizzate. Non a caso infatti, solo il 16% degli italiani dichiara di aver ridotto la spesa alimentare: la consapevolezza dell'importanza della tavola è evidente, se confrontata alla riduzione che ha colpito altri beni di consumo come l'abbigliamento (il 51% dichiara di aver tagliato il budget), le vacanze (50%) o i prodotti tecnologici (34%).
Insomma la crisi si sente e molto perché induce a più attenzione alla spesa e volontà a risparmiare, ma rispetto ad altri beni il consumo alimentare è difficile da tagliare drasticamente. L'effetto per ora è il cambio di abitudini, ma il timore è che le cose possano peggiorare. E si allarghi la fascia di coloro che stentano ad arrivare a fine mese. Non alla quarta settimana, ma alla terza, alla seconda

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