venerdì 4 novembre 2011

Nove volte no alla tassa di soggiorno

Editoriale Radio Onda Libera del 4 novembre 2011

Tassa di soggiorno, un forte no dalla federalberghi che lo spiega con 9 motivi chiari e precisi. 
Innanzi tutto la tassa renderebbe il territorio umbro meno competitivo sul mercato nazionale ed internazionale.
Poi si creerebbe il rischio, a livello regionale, di un effetto ''a macchia di leopardo'': alcuni Comuni potrebbero introdurre la tassa di soggiorno ed altri no, oppure potrebbero decidere di applicarla con importi diversi alterando le regole base del mercato e della concorrenza.

Ancora le strutture ricettive diventerebbero gli unici sostituti d'imposta mentre tutti gli altri settori economici, che beneficiano degli effetti del turismo, ne risulterebbero esenti (ad esempio ristoranti, commercio, artigianato, musei, trasporti, parcheggi).
Per la stessa associazione, è poi inaccettabile scaricare il peso della crisi e della mancanza di risorse dei Comuni sui turisti, sia italiani che stranieri, che scelgono di visitare l'Umbria e che contribuiscono al benessere del territorio.
Gli aumenti di costo per i gruppi organizzati - questo il quinto motivo - sarebbero elevatissimi, con il rischio che gli operatori professionisti decidano di dirigere il loro traffico su altre location dove non sussista la tassa.
Inoltre, gli operatori del turismo - tour operator, agenzie di viaggio ed altri - programmano i loro pacchetti con molto anticipo e non possono adeguare le tariffe una volta pubblicati i propri cataloghi o inviate le proposte. I programmi per il 2012 sono già stati completati.
Settimo motivo: se qualche impresa ricettiva dovesse decidere di accollarsi la tassa di soggiorno per non perdere clientela e fatturato, si otterrebbe l'effetto perverso di impoverire ulteriormente chi risiede e lavora nel territorio in un momento di crisi profonda, con il risultato di finire in una spirale che indebolirebbe il sistema stesso.
L'introduzione della tassa - dice Federalberghi - comporterebbe inoltre un aggravio ulteriore di costi per l'impresa, costretta ad effettuare modifiche ai software operativi e al restyling dei moduli per le ricevute.
Nono e ultimo motivo: il personale, impiegato direttamente o indirettamente nel comparto, potrebbe subire, insieme ai propri datori di lavoro, le conseguenze negative di questa scelta.
Insomma prima di introdurre l'ennesima tassa i comuni farebbero bene a eliminare gli sprechi laddove ci sono e razionalizzare le spese. Perché in Umbria il turismo è la vera risorsa che non andrebbe penalizzata ma valorizzata. 

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