mercoledì 29 marzo 2017

Un ministro recidivo

Editoriale Radio Onda Libera del 28 marzo 2017

Il lavoro lo si trova di più andando a giocare a calcetto che mandando in giro i curriculum. E' l'ultima cavolata detta dal ministro Poletti, il ministro del Lavoro, noto all'opinione pubblica per le gaffe che ogni tanto spara. Il fatto è grave perché parole del genere arrivano da un ministro, del lavoro per giunta, che dovrebbe quanto meno aver rispetto per i tanti giovani che sono in cerca di un'occupazione e non la trovano. Perché questa classe dirigente, di cui Poletti fa parte, non è in grado di fare il proprio dovere, di mettere in campo misure per creare lavoro.Poletti è recidivo in battute di questo tipo, pare che di tanto in tanto ne debba sparare una. La gaffe sui cervelli in fuga all’estero che "è meglio non rientrino perché il Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi" oppure quella sulla "laurea da 110 e lode inutile a 28 anni".
E anche questa volta le sue frasi scatenano le reazioni polemiche del mondo politico e non solo. I deputati 5 Stelle reputano le parole di Poletti "un calcio in faccia ai molti giovani disoccupati: ormai è da cartellino rosso". Come non dare loro ragione? Le discutibili parole del ministro sono ancora più gravi perché arrivano da chi istituzionalmente si deve occupare di lavoro; la sua ironia, se questo voleva essere per lui, è veramente fuori luogo. Dette da chi non ha dimostrato di essere un "Maradona", come ha gli ricordato un deputato del Pd, sono veramente offensive.
Vogliamo dare un consiglio ai ministri e a chi ci governa, un consiglio a bassa voce e con molta umiltà. Per favore pensate a lavorare, a raddrizzare la baracca, anziché andare in giro a dire cavolate, a sparare frasi che hanno tutto il suono di una presa in giro. Già la vita è difficile per chi deve fare i conti con la crisi che non smette di far sentire i suoi morsi, con le preoccupazioni di chi non vede un futuro per i propri figli, per i giovani che sono costretti ad andare via o a una vita di precariato. Ecco, del pensiero di Poletti se ne farebbe tranquillamente a meno.

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