domenica 26 marzo 2017

La jihad dentro casa
Nessuno è al sicuro

Il punto del direttore del 26 marzo 2017

La criminalità conosce bene l’Umbria e qui tenta di mettere radici e basi al fine di incrementare gli affari. Qualche decennio fa questo pezzo di terra era definito un’isola felice, oggi sarebbe da miopi perseverare con questa etichetta. A maggior ragione dopo aver constatato che anche il terrorismo islamico trova terreno fertile da noi. Diciamo subito, anche per prevenire qualsiasi obiezione, che tutte le città non sono più tranquille come una volta, che la delinquenza sta dappertutto, che prima si lasciava la chiave nella toppa, etc etc. Una serie di affermazioni che con il passar del tempo rischiano di diventare sempre più luoghi comuni, ritornelli azionati di tanto in tanto per restare in superficie e non spingersi ad analizzare cause e responsabilità.

La verità è che da almeno dieci anni l’Umbria ha a che fare con il terrorismo islamico, l’ultima operazione che ha portato a smantellare una cellula inneggiante alla guerra santa ne è l’ennesima conferma. Quattro soggetti individuati e arrestati perché si prodigavano in un’attività di proselitismo sul web, postando proclami su facebook e facendo propaganda all’Isis. E’ stato necessario un minuzioso lavoro di intelligence per individuare il gruppetto che aveva organizzato una base di reclutamento a Perugia. Per questo un plauso e un ringraziamento vanno espressi in primis alla Procura della Repubblica del capoluogo e alle forze dell’ordine che hanno operato, lo facciamo a nome di tutti i cittadini umbri. Peccato che, a parte il sottosegretario agli Interni Gianpiero Bocci e la Lega Nord, le altre istituzioni, i politici e perfino le commissioni costituite ad hoc non abbiano avuto il tempo di prendere carta e penna e scrivere qualche riga di circostanza. Eppure non stiamo parlando di cavolate, qui si tratta di pericoli seri, di rischi concreti, per l’incolumità di tutti. Come ha riferito il Procuratore Luigi de Ficchy nello spiegare la complessità dell'indagine esiste nella nostra regione un intreccio tra il mondo della droga e quello della criminalità, quindi anche del terrorismo. Non si tratta di ambiti separati e distinti, vanno monitorati costantemente in una visione globale, facendo attenzione a tutti i collegamenti e fattori, come ad esempio l'alto indice di procedimenti a carico di spacciatori stranieri, il 70 per cento contro la media nazionale del 30. Insomma soddisfazione per la cellula terroristica scoperta dopo faticose indagini e resa nota all’indomani dei fatti di Londra dove anche qui un’altra conferma, e cioè che il terrorismo colpisce senza preavviso e nella nostra quotidianeità, ma anche e soprattutto consapevolezza che l’Umbria non è più un’isola felice, che la guardia deve restare sempre alta, che un fenomeno come il terrorismo islamico ha fatto un salto di qualità: non è più un’emergenza o un fatto sporadico, si muove costantemente e si infiltra in segmenti difficili da controllare, predilige la rete per reclutare proseliti, propagandando la jihad, e per organizzare azioni. L’operazione di Perugia, come ha sottolineato il procuratore, ha evidenziato l’esistenza di un disegno di associazione sovversiva che ha il suo motore nell’apologia del terrorismo. Se questo è vero e non possiamo dubitarne vista l'autorità da cui proviene, allora è altrettanto vero che l’Umbria non deve più sentirsi al sicuro e immune da certi pericoli. Non ascoltare queste parole, non raccogliere questo messaggio, significa essere non solo irresponsabili ma anche complici di chi ha scelto la via della violenza. anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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