lunedì 16 aprile 2012

Morte in campo, decisione emotiva

Editoriale Radio Onda Libera del 16 aprile 2012

La tragedia di Piermario Morosini, il giocatore di 25 anni, morto sul campo di calcio ha commosso tutti. Sia perché non si accetta che un giovane nel pieno della sua vitalità possa essere colto da un malore fatale e sia perché questo giovane in termini di sofferenza aveva già pagato n conto salatissimo nonostante i pochi anni di vita.
Ma collegato a questo è il tema dell'efficacia dei soccorsi. Obbligare l'utilizzo del defibrillatore in tutti gli impianti sportivi, dalla serie A ai campetti del calcio dilettantistico, sarebbe una cosa giusta, intelligente per salvare vite umane. Perché anche uno spettatore può essere colto da infarto.
Fa sorridere quando si sentono discussioni e si investono soldi  per il tipo di manto erboso oppure per il sistema di illuminazione che garantisce meglio le riprese televisive e non ci si preoccupa più di tanto per la salute di tutti.
Se i calciatori scioperassero per una richiesta del genere avrebbero dalla loro parte tutti, da nord a sud. E non come successe ad agosto quando i giocatori incrociarono le gambe per problemi contrattuali.
E veniamo ora alla decisione di sospendere i campionati. Decisione sicuramente presa sull'onda dell'emotività per una giovane vita stroncata in diretta su un campo di calcio. Ma qualche perplessità e' stata espressa. Con tutto il rispetto per la tragedia che c'è stata.
Perché quella di Morosini è stata una morte sul lavoro, come ce ne sono tutti i giorni. E quando accadono di solito oltre al dolore e alla solidarietà non si blocca la produzione di una fabbrica, di un cantiere. Insomma sempre con il dispiacere per quanto accaduto il mondo dello sport reagisce in maniera diversa. Qualche settimana fa mori su un campo di pallavolo un campione eppure i campionati non si sono fermati.
Insomma quella di Morosini è stata una tragedia che ha scosso tutti, da questa tragedia ci arrivi almeno un insegnamento, quello che va fatto di tutto per salvare una vita umana, in un campo di calcio come in qualsiasi altro posto di lavoro.
Morire su un campo di calcio è assurdo, si resta increduli e senza parole. Atleti supercontrollati non possono spegnersi per un malore improvviso. Eppure pare che non ci sia stato un deficit a livello di prevenzione. Delle malformazioni genetiche non sempre vengono svelate ai controlli e ai test.

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