giovedì 26 aprile 2012

Morire di crisi


Editoriale Radio Onda Libera del 17 aprile 2012

Dall'inizio dell'anno sono 24 i suicidi di persone  che si sono tolte la vita per motivi legati alla crisi. In particolare alle tasse, burocrazia e poco credito, alla mancanza di liquidità.
L'ultimo ieri mattina a Fano. I dati vengono dal centro studi dell'associazione artigiani e piccoli imprenditori di Mestre, secondo cui il 40% di chi si è tolto la vita è in Veneto.
Si tratta di un fenomeno trasversale: colpisce giovani e adulti, imprenditori e artigiani, sopratutto uomini ma c'è anche una donna.
A Padova è nata la prima associazione "parenti delle vittime della crisi". Presto sarà attivato un numero verde che metterà in contatto gli utenti con psicologi pronti ad aiutare gli imprenditori depressi dalle difficoltà economiche. Gli organizzatori hanno detto che l'associazione nasce come segno di solidarietà e di etica di fronte al nulla.
Un conto che non sembra fermarsi. Per molti, il suicidio è visto come un gesto di ribellione contro un sistema sordo ed insensibile che non riesce a cogliere la gravità della situazione.
A seguire il triste computo si leggono storie diverse fra loro ma accomunate tutte dalla disperazione. L'ex manager che si butta sotto il treno, l'imprenditore che si impicca, l'artigiano che si da' fuoco, il pensionato che si getta dal balcone.
Tra il 2008 e il 2010 è aumentata del 25 per cento la statistica Istat su chi ha scelto di togliersi la vita per ragioni economiche: 150 casi nel 2008, 187 nel 2010 e nel 2011 si parla addirittura di 3mila e cinquecento casi di suicidio di cui circa un terzo legati al lavoro.
Insomma un elenco lungo di lutti, fatto di dati spaventosi. 24 vite spezzate in nemmeno 4 mesi. La situazione rischia di precipitare, l'economia, o meglio la crisi, e' pronta a fare altre vittime. Correre ai ripari e' doveroso e urgente se non vogliamo che si infoltisca il numero di vedove e di figli orfani. 

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