venerdì 6 aprile 2012

Costi della politica, un flop

Editoriale Radio Onda Libera del 5 aprile 2012

Costi della politica. La commissione sulle retribuzioni di parlamentari e amministratori pubblici ha fatto flop, il presidente Giovannini si è dimesso perché non si possono avere risultati. E' stato impossibile raffrontare istituzioni, enti e authority italiane con quelle europee. Le cause: vincoli posti dalla legge, eterogeneità delle situazioni negli altri Paesi e difficoltà nella raccolta dei dati.
A dire il vero le difficoltà della commissione erano già emerse alcuni mesi fa, quando l’organismo (costituito a luglio dal governo Berlusconi e poi confermato dall’esecutivo guidato da Mario Monti) confessò di non riuscire a pronunciarsi sul fatto se i parlamentari italiani siano davvero i più pagati d’Europa: hanno, sì, l’indennità più alta, ma una “diaria” bassa. Quindi la commissione chiese altro tempo.
Tempo che tuttavia, evidentemente, non è stato sufficiente a chiarire questo né altri aspetti. Solo in nove casi su 30 è possibile stabilire una buona corrispondenza tra le istituzioni e gli enti italiani – cioè Camere, authority, Corte costituzionale, enti locali – e quelle di tutti e sei i Paesi” europei scelti per il raffronto: Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Austria e Belgio.
La conclusione è che “nessun provvedimento può essere assunto dalla Commissione per i fini previsti dalla legge”. La normativa prevedeva infatti di individuare un livello retributivo europeo, da porre come limite massimo agli stipendi italiani in organi ed enti dello Stato. Ma ciò, alla luce del lavoro effettuato dai professori della commissione, non si è rivelato possibile.
Il governo prende atto, ma va dritto verso le operazioni di revisione della spesa. Almeno cosi dice. Sul tema diciamo la nostra. E cioè che la spesa pubblica va assolutamente ridotta. Non è possibile e non è giusto che gli italiani siano costretti a tirare la cinghia per le nuove tasse, che sopportino solo loro lacrime e sangue della crisi e i politici continuino imperterriti a percepire laute indennità a cui non corrisponde neppure un impegno adeguato in termini di giorni lavorati e di qualità dei provvedimenti. Insomma sarebbe veramente ora di finirla con i privilegi di una casta che ormai è mal sopportata dalla gente e che prima o poi sarà giudicata dal voto. Chi ha preso in mano la bussola del Paese, ovvero il presidente della Repubblica che ha imposto un governo tecnico vista l'inadeguatezza di quello politico, farebbe bene a obbligare i politici a darsi una regolata, a dare il buon esempio. Magari tagliandosi lo stipendio e mettendosi a lavorare.

Nessun commento:

Posta un commento