giovedì 26 aprile 2012

Il vento dell'antipolitica

Editoriale Radio Onda Libera del 18 aprile 2012



In Italia di respira da tempo un clima di sfiducia. i partiti in quanto a credibilità sono ai minimi storici. Mai caduti così in basso, neppure ai tempi di tangentopoli. Il vento dell'antipolitica soffia e soffia forte, da destra a sinistra, attraverso tutto l'arco costituzionale.  Questo lo ha capito bene il presidente della Repubblica Napolitano che spesso striglia i leader politici, il parlamento, a fare le riforme, a farle presto.
 Dopo aver favorito il cambio del governo e averlo affidato ai tecnici, Napolitano pungola i partiti a rinnovarsi, a cambiare pelle perché la gente non crede più in predica bene e razzola male, in chi impone tasse e non è disposto a fare un minimo di sacrifici, a chi continua a sguazzare nei soldi non guadagnati di finanziamenti pubblici e rimborsi elettorali.
L'ultimo messaggio del capo dello Stato è di poche ore fa quando ha sostenuto che "i partiti e la politica non sono il regno del male, del calcolo particolaristico e della corruzione. Il marcio ha sempre potuto manifestarsi, e sempre si deve estirpare: ma anche quando sembra diffondersi e farsi soffocante, non dimentichiamo tutti gli esempi passati e presenti di onestà e serietà politica, di personale disinteresse, di applicazione appassionata ai problemi della comunità. Guai a fare di tutte le erbe un fascio, a demonizzare i partiti, a rifiutare la politica".
In linea di principio, Napolitano ha ragione e si può concordare con lui sull'urgenza di una trasformazione, nella necessità di una vocazione alla politica fatta di fiducia ed esempio.
Ma il problema serio è che rischiano di restare belle parole, perchè i partiti e la classe politica non ci pensano proprio a mettere in discussione i privilegi e le poltrone, le laute indennità e i ricchissimi vitalizi, non ci pensano proprio a fare delle leggi serie che riducano la spesa pubblica, non ci pensano proprio a fare qualcosa per la collettività, per i cittadini per i quali sono stati mandati a Roma.
Per quanto detto non c'è da stupirsi se nei sondaggi la gente non crede più nei partiti, e non c'è da stupirsi se il movimento di Peppe Grillo, il comico genovese, conquista posizioni su posizioni. 

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