Il vento di
cambiamento in Umbria spira lieve, molto lieve. Del resto il test
amministrativo dalle parti nostre non era, per il campione dei comuni
interessati, granché rappresentativo. La partita comunque è finita 7 a 2 per il
centrosinistra, con una sconfitta netta del centrodestra che in precedenza
governava il doppio dei municipi. Ora al di là del verdetto delle urne, che
merita rispetto e obbliga a formulare un augurio di buon lavoro ai neo sindaci,
quello che si respira e che arriva dai palazzi del potere centrale è una forma
di protesta e soprattutto una voglia di discontinuità rispetto al passato. I
cittadini hanno detto che tutti i partiti tradizionali sono passati di moda,
chi più chi meno, se si considera che la somma dei voti ai grillini e gli
astensionisti rappresentano la
maggioranza del Paese.
E in questa semplice operazione numerica sta forse il definitivo de profundis della seconda Repubblica iniziato già a novembre scorso con l’insediamento del governo tecnico guidato dal professor Monti. Cosa ci riserverà il futuro non è dato sapere a meno che non si è in possesso di una sfera di cristallo. Di certo si percepiscono in giro sentimenti disparati, a partire da un comprensibile disorientamento per finire con un eccessivo movimentismo. I partiti tradizionali sono ai minimi storici in fatto di credibilità e non riescono a rinnovarsi, a cambiare pelle, a mettersi in discussione. La politica dell’antipolitica è contro quei partiti, contro quel modo vecchio di fare politica che non regge più, non incanta più nessuno. E la sensazione è che non c’e più tempo, che il sistema si sta dissolvendo e la ricomposizione è a sorpresa. Continuare a ragionare con vecchie logiche è non solo improduttivo ma anche suicida. Significa non rendersi conto che il mondo è cambiato, che la gente preferisce un comico e i suoi seguaci anziché le solite facce, i soliti nomi e cognomi. C’è un vuoto come agli inizi degli anni Novanta quando scese in campo Berlusconi ma allora alcuni partiti furono spazzati via anche per mano della magistratura, oggi stanno esplodendo (o implodendo) per non essere capaci di intercettare i bisogni e le istanze della gente. Questo vuoto, che è anche e soprattutto vuoto delle categorie della politica oltre che di leader inadeguati, invoglia a essere occupato. Da chi, è presto sapere. Di sicuro al centro c’è un gran movimento, tra coloro che auspicano una Todi2 (il riferimento è all’appuntamento delle sigle facenti riferimento al modo cattolico) e coloro che intravedono un personaggio nuovo come Montezemolo scendere in campo per rappresentare l’area moderata, quella più orfana e confusa.
E in questa semplice operazione numerica sta forse il definitivo de profundis della seconda Repubblica iniziato già a novembre scorso con l’insediamento del governo tecnico guidato dal professor Monti. Cosa ci riserverà il futuro non è dato sapere a meno che non si è in possesso di una sfera di cristallo. Di certo si percepiscono in giro sentimenti disparati, a partire da un comprensibile disorientamento per finire con un eccessivo movimentismo. I partiti tradizionali sono ai minimi storici in fatto di credibilità e non riescono a rinnovarsi, a cambiare pelle, a mettersi in discussione. La politica dell’antipolitica è contro quei partiti, contro quel modo vecchio di fare politica che non regge più, non incanta più nessuno. E la sensazione è che non c’e più tempo, che il sistema si sta dissolvendo e la ricomposizione è a sorpresa. Continuare a ragionare con vecchie logiche è non solo improduttivo ma anche suicida. Significa non rendersi conto che il mondo è cambiato, che la gente preferisce un comico e i suoi seguaci anziché le solite facce, i soliti nomi e cognomi. C’è un vuoto come agli inizi degli anni Novanta quando scese in campo Berlusconi ma allora alcuni partiti furono spazzati via anche per mano della magistratura, oggi stanno esplodendo (o implodendo) per non essere capaci di intercettare i bisogni e le istanze della gente. Questo vuoto, che è anche e soprattutto vuoto delle categorie della politica oltre che di leader inadeguati, invoglia a essere occupato. Da chi, è presto sapere. Di sicuro al centro c’è un gran movimento, tra coloro che auspicano una Todi2 (il riferimento è all’appuntamento delle sigle facenti riferimento al modo cattolico) e coloro che intravedono un personaggio nuovo come Montezemolo scendere in campo per rappresentare l’area moderata, quella più orfana e confusa.
Nulla toglie
che le due esigenze alla fine di un percorso, o anche all’inizio, coincidano e
camminino di pari passo. Chissà. Questa la situazione in generale, a casa
nostra la politica è alle prese con le riforme, la cui madre di tutte è quella
della sanità sia per la materia in sé sia perché assorbe l’80 per cento del
bilancio regionale.
Le polemiche
non si placano anche se il Pd un sostanziale via libera l’ha dato sulle linee
generali e sull’impostazione di massima. La maggioranza anche. Ora si tratta di
vedere che succede quando la discussione entra nelle pieghe del piano, fatto di
razionalizzazioni di Aziende e riorganizzazione dei servizi. Intanto i
territori alzano la voce e qualcuno, come Assisi, continua a protestare per non
vedersi togliere il punto nascita. I nervosismi in alcuni centri della regione
si toccano con mano e sembrano fili di corrente scoperti. Come a Spoleto dove la
giunta vacilla non poco a causa di un socialista che non se la sente di
approvare il bilancio. Socialista che è stato anche disconosciuto dal suo
partito, ma tanto non cambia e fa vedere i sorci verdi al sindaco Benedetti e a
tutta la maggioranza. Oppure a Orvieto dove il Pd dopo un apparente periodo di
tregua ha ripreso le armi e ricominciato la guerra sfiduciando addirittura il
segretario. Insomma stiamo vivendo una fase nuova e vivace soprattutto per le
beghe locali, anche se in Umbria il cambiamento arriva sempre dopo, più tardi,
ma forse questa volta ci sarà un’eccezione e i mutamenti generali imporranno i
riassetti anche in periferia e soprattutto in contemporanea. Non resta che
attendere.
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