venerdì 28 settembre 2012

Il cambiamento bussa alle porte

Il punto del direttore del 27 maggio 2012
 
Il vento di cambiamento in Umbria spira lieve, molto lieve. Del resto il test amministrativo dalle parti nostre non era, per il campione dei comuni interessati, granché rappresentativo. La partita comunque è finita 7 a 2 per il centrosinistra, con una sconfitta netta del centrodestra che in precedenza governava il doppio dei municipi. Ora al di là del verdetto delle urne, che merita rispetto e obbliga a formulare un augurio di buon lavoro ai neo sindaci, quello che si respira e che arriva dai palazzi del potere centrale è una forma di protesta e soprattutto una voglia di discontinuità rispetto al passato. I cittadini hanno detto che tutti i partiti tradizionali sono passati di moda, chi più chi meno, se si considera che la somma dei voti ai grillini e gli astensionisti rappresentano la maggioranza del Paese.



E in questa semplice operazione numerica sta forse il definitivo de profundis della seconda Repubblica iniziato già a novembre scorso con l’insediamento del governo tecnico guidato dal professor Monti. Cosa ci riserverà il futuro non è dato sapere a meno che non si è in possesso di una sfera di cristallo. Di certo si percepiscono in giro sentimenti disparati, a partire da un comprensibile disorientamento per finire con un eccessivo movimentismo. I partiti tradizionali sono ai minimi storici in fatto di credibilità e non riescono a rinnovarsi, a cambiare pelle, a mettersi in discussione. La politica dell’antipolitica è contro quei partiti, contro quel modo vecchio di fare politica che non regge più, non incanta più nessuno. E la sensazione è che non c’e più tempo, che il sistema si sta dissolvendo e la ricomposizione è a sorpresa. Continuare a ragionare con vecchie logiche è non solo improduttivo ma anche suicida. Significa non rendersi conto che il mondo è cambiato, che la gente preferisce un comico e i suoi seguaci anziché le solite facce, i soliti nomi e cognomi. C’è un vuoto come agli inizi degli anni Novanta quando scese in campo Berlusconi ma allora alcuni partiti furono spazzati via anche per mano della magistratura, oggi stanno esplodendo (o implodendo) per non essere capaci di intercettare i bisogni e le istanze della gente. Questo vuoto, che è anche e soprattutto vuoto delle categorie della politica oltre che di leader inadeguati, invoglia a essere occupato. Da chi, è presto sapere. Di sicuro al centro c’è un gran movimento, tra coloro che auspicano una Todi2 (il riferimento è all’appuntamento delle sigle facenti riferimento al modo cattolico) e coloro che intravedono un personaggio nuovo come Montezemolo scendere in campo per rappresentare l’area moderata, quella più orfana e confusa.
Nulla toglie che le due esigenze alla fine di un percorso, o anche all’inizio, coincidano e camminino di pari passo. Chissà. Questa la situazione in generale, a casa nostra la politica è alle prese con le riforme, la cui madre di tutte è quella della sanità sia per la materia in sé sia perché assorbe l’80 per cento del bilancio regionale.
Le polemiche non si placano anche se il Pd un sostanziale via libera l’ha dato sulle linee generali e sull’impostazione di massima. La maggioranza anche. Ora si tratta di vedere che succede quando la discussione entra nelle pieghe del piano, fatto di razionalizzazioni di Aziende e riorganizzazione dei servizi. Intanto i territori alzano la voce e qualcuno, come Assisi, continua a protestare per non vedersi togliere il punto nascita. I nervosismi in alcuni centri della regione si toccano con mano e sembrano fili di corrente scoperti. Come a Spoleto dove la giunta vacilla non poco a causa di un socialista che non se la sente di approvare il bilancio. Socialista che è stato anche disconosciuto dal suo partito, ma tanto non cambia e fa vedere i sorci verdi al sindaco Benedetti e a tutta la maggioranza. Oppure a Orvieto dove il Pd dopo un apparente periodo di tregua ha ripreso le armi e ricominciato la guerra sfiduciando addirittura il segretario. Insomma stiamo vivendo una fase nuova e vivace soprattutto per le beghe locali, anche se in Umbria il cambiamento arriva sempre dopo, più tardi, ma forse questa volta ci sarà un’eccezione e i mutamenti generali imporranno i riassetti anche in periferia e soprattutto in contemporanea. Non resta che attendere.


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