domenica 30 settembre 2012

Il gol più bello della Nazionale

Editoriale Radio Onda Libera del 7 giugno 2012

La Nazionale di calcio in visita ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. Una notizia che vale la pena raccontare non tanto per un'esigenza di curiosità quanto per ciò che può rappresentare. Sentimenti forti hanno confessato di aver provato i giocatori di Prandelli quando hanno varcato i cancelli dei lager dove gli ebrei sono stati umiliati, privati della libertà e della dignità, massacrati.
Il segnale, la testimonianza che la Nazionale italiana può dare da quei luoghi e' importante. I giocatori possono prendere per mano i giovani e ricordare cosa è successo, in passato, quando non è stato bloccato il razzismo, quando e' stata predicata la supremazia di un'etnia su un'altra. Invece di spiegare che siamo tutti uguali, che non ci sono razze diverse l'una dall'altra e che un orrore del genere non deve mai piu succedere.
I calciatori sono un esempio, un punto di riferimento, quindi "utilizzarli" come veicoli di messaggi positivi e' un'operazione intelligente. Certo, fa un certo effetto vedere le immagini di questi ragazzotti mentre visitano i lager nazisti quando siamo abituati a vederli in pantaloncini corti correre su e giù per un tappeto verde. E peggio siamo abituati alle loro scorribande sui giornali di gossip o peggio ancora coinvolti in storie di calcio scommesse e partite truccate.
Sembra quasi una stonatura eppure vederli così commossi davanti a una delle più grandi vergogne del mondo e' un'immagine che ce li riconsegna nella loro umanità, nella loro sensibilità come nostri figli, nostri fratelli. Bravi a coloro che li hanno condotti per mano fino la', per far capire loro che la memoria non va mai persa, che la lotta contro ogni discriminazione razziale appartiene a tutti.

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