domenica 30 settembre 2012

E' l'Umbria la culla della buona politica

Il punto del direttore del 3 giugno 2012

Dentro i partiti c’è agitazione. E tanta pure. Perché si percepisce l’aria di cambiamento innalzata con il voto delle amministrative, perché le forze politiche sono attraversate da una crisi profonda e non godono più della fiducia dei cittadini, perché le difficoltà economiche costringono la gente a rendersi conto che le proposte sono insufficienti e inadeguate. E quindi da tutte le parti c’è una grande corsa a mutare pelle, a reinventarsi un’identità, a smettere i panni logori dell'ultimo ventennio e vestire quelli nuovi del nuovismo per intercettare quella protesta e quella richiesta di discontinuità depositata nelle urne.
Si parla di liste civiche nazionali, di liste per settori e anche interessi, che affianchino le sigle tradizionali. Nell'area del centrosinistra si riparla di primarie per scegliere i leader o di foto di Vasto da riproporre. Nei dintorni del centrodestra esplode la vivacità dei quarantenni che per ora usano solo un linguaggio tecnologico tipo formattiamo il partito. E il Pdl rischia l’implosione con gli ex di An pronti a fare i bagagli anche se non sanno ancora dove andare. Intanto il centro si organizza, si muove, si attrezza, lascia intravedere all'orizzonte grosse novità e prossime discese in campo.
Il timore vero è che facciano tutti un'operazione di facciata, di maquillage gattopardesco. Ma ciò sarebbe un errore madornale. Vista la pessima credibilità che emerge dai sondaggi. Il rischio a questo punto è che se non si riformano sul serio i partiti saranno spazzati via. Comunque staremo a vedere. Di certo chi ha capito per tempo e in anticipo che bisogna invertire la marcia è il mondo cattolico. Che da mesi predica la necessità di formazioni che pensino all'interesse generale e lavorino per il bene comune.
Sulla scia di quanto detto più volte anche da Papa Benedetto XVI (c'è bisogno di una nuova generazione di cattolici in politica) le forze che fanno riferimento ai valori cristiani nell'autunno scorso si sono date appuntamento a Todi in un convento per ragionare proprio di queste tematiche.
E ora si riparla di una Todi2 a ottobre prossimo dove ufficializzare e discutere del manifesto della buona politica per tornare a crescere. Manifesto le cui linee sono state già rese note. Una decina di cartelle dove si tratta di economia e valori, Europa e famiglia, riforme e sviluppo. Una base di partenza per un ragionamento ma soprattutto per un impegno finalizzato a una nuova stagione del Paese.
Dio solo sa quanto bisogno c'è in questo momento di “buona politica” se pensiamo che quello che manca è addirittura il sostantivo, cioè la politica. Se poi se ne riuscirà a farne anche una buona,di politica, l'obiettivo sarà centrato. Intanto da lodare lo sforzo dei gruppi di area cattolica (Acli, Coldiretti, Compagnia delle Opere, Confartigianato, Confcooperative, Cisl e Mcl) che si sono messi
attorno a un tavolo per riflettere sulle esigenze e sui cambiamenti della società civile, sul momento storico di grande confusione e disorientamento e sul disfacimento di alcuni valori una volta intoccabili.
Poi che questa iniziativa sia stata decisa e realizzata a Todi vuol dire che la nostra piccola regione ha tutte le carte in regola per tornare a essere il laboratorio di idee e progetti che era una volta. Quando addirittura si studiavano alleanze e si elaboravano strategie per esportarle sul territorio
nazionale. Ma allora c’era la politica, quella con la P maiuscola, quella che pensava solo agli interessi dei cittadini, quella che lavorava per costruire il benessere di una comunità e non per intascare il gettone e l'indennità, quella che sudava per impacchettare una proposta di governo da sottoporre all'elettorato, quella che considerava chi militava in un altro partito un avversario da rispettare e non un nemico da combattere. E si potrebbe continuare all'infinito...ma il passato è passato, inutile guardarsi indietro anche la seconda repubblica sta facendo spazio alla terza.
Comunque, la vera novità è proprio il manifesto che non è un programma partitico bensì un modo nuovo, un approccio culturale per costruire una visione della politica con principii e protagonismi
condivisi.
Assodata l’urgenza di un cambiamento, quello che serve assolutamente è una politica. Diversa e soprattutto buona. In parole semplici, come riportato dal manifesto, la politica intesa come spazio privilegiato per la costruzione del bene comune. Frasi queste da sottoscrivere non una, ma cento, mille volte.
anna.mossuto@edib.it
www.anna.mossuto.it

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