sabato 29 settembre 2012

I partiti che non ci sono più

Editoriale Radio Onda Libera del 29 maggio 2012

La fuga dalla politica sarebbe “una catastrofe”, la fine dei partiti impensabile. E il web? Utile, ma non può certo sostituire i partiti che “sono le cinghie di trasmissione delle istanze dei cittadini verso le istituzioni”.
Ecco le linee guida del presidente della Repubblica ai giovani che ancora una volta ha spronato ad entrare in politica al più presto per garantire una riforma vera del sistema politico.
Il capo dello Stato e' tornato a ribadire che i partiti sono indispensabili. Un modo per attaccare l'antipolitica, la disaffezione, il distacco della gente. E ha invitato i giovani a dare spallate per spalancare porte e finestre qualora qualcuno pensasse di tenerli fuori dalla politica.
Bene, fin qui il pensiero di Napolitano su cui e' impossibile dissentire in linea di principio, in linea teorica. Il problema invece e' che i partiti, questi nostri partiti hanno smesso di svolgere il proprio compito, il proprio dovere. E sono diventati centri di potere, di perpetuazione del potere, perseguendo solo l'interesse particolare anziché quello generale. E i politici che rappresentano questi partiti hanno perso la credibilità pensando soltanto alle loro poltrone e non al bene comune.
Se i partiti non cambiano, lo dicono i sondaggi, la fiducia e' in picchiata ed e' destinata a calare sempre di più. Ma e' anche vero che cambiare significa pensare e occuparsi meno delle cose loro e più dei fatti collettivi. Riuscirci significa sopravvivere altrimenti la sorte e' segnata: questi politici e questi partiti saranno spazzati via. Con buona pace degli elettori.

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