domenica 30 settembre 2012

Dalla piccola Guardea il messaggio anti casta

Il punto del direttore del 10 giugno

Di questi tempi la politica sembra un frullatore sempre acceso e con le pile cariche perché funziona a pieni giri. C’è una corsa, sotterranea, a riposizionarsi in qualche area nella speranza di avere un domani maggiori garanzie e maggiori prebende. In questa fase di scomposizione del quadro d’insieme, si presume che ne segua una di ricomposizione, in cui i tasselli, alias i partiti, conquistino un posto di credibilità prima di essere ridotti ai minimi storici e rischiare la sparizione.
E quindi è tutto un guardarsi attorno, uno strizzare l’occhio a destra e a manca e pensare a liste civiche o altri tipi di cambi d’abito. Questa la premessa per capire il clima in cui sta vivendo
chi fa politica. Per il resto l’antipolitica la fa da padrona e si estrinseca in parte nel consenso ai grillini, che è stato e vuole essere un voto di protesta, e in parte nell’astensionismo, nel disertare le urne o nel dichiarare di non avere alcuna intenzione di andare a votare. Eppure dai partiti basterebbe qualche segnale, efficace e serio, qualche provvedimento che non sia solo un annuncio o una promessa, per riconquistare la fiducia dei cittadini. Niente di trascendentale, bensì pochi accorgimenti di buon senso e di buon gusto. Come quelli che arrivano da Guardea, dove il primo cittadino Gianfranco Costa ha lanciato il movimento nazionale dei sindaci per nuove regole in politica. Un’idea coraggiosa che però porta con sé il rischio di rimanere sulla carta. Perché darle le gambe non è affatto semplice, occorrono impegno e generosità. Il presupposto essenziale del manifesto è che i sindaci non fanno parte della casta perché non sono professionisti della politica (il loro mandato ha un limite per legge, 10 anni), sono eletti dalla gente e non nominati dalle segreterie dei partiti e infine non ricevono lauti stipendi.
Secondo Costa, i sindaci sono gli unici “baluardi” sul territorio perché rappresentano l’anello di congiunzione trai cittadini e l’istituzione, sono quelli che tutti i giorni si confrontano con le diverse problematiche sociali di una comunità. Quindi in una situazione di confusione e di sfiducia, coloro che indossano la fascia tricolore hanno il dovere di far partire un messaggio chiaro e forte. Che si può racchiudere in una Carta delle priorità democratiche sintetizzata in pochi punti: ricambio degli eletti (un limite a ogni mandato), esclusività dell’incarico, spese di rappresentanza limitate solo a chi ricopre ruoli apicali, pubblicità della dichiarazione dei redditi,divieto di cumulare incarichi di amministrazione e di partito, cancellazione del “listino” regionale, trasparenza dei bilanci a tutti i livelli, tetto per le retribuzioni.
Si tratta di piccole e grandi regole per far sì che la politica torni a essere intesa e praticata come servizio e nello stesso tempo come responsabilità. A livello teorico e in linea di principio sono delle Proposte che se approvate e realizzate “bonificherebbero” il terreno attuale. Del resto c’è la consapevolezza di un cambiamento, di un passaggio epocale dalla seconda alla terza Repubblica, anzi se ne percepisce quasi l’urgenza visti i continui sondaggi che ogni settimana danno i partiti storici in caduta libera. Comunque il manifesto del sindaco di Guardea è un sasso nello stagno per muovere le acque paludose, è come un pizzicotto per svegliare chi da tempo è addormentato o assuefatto al sistema, è un contributo nella speranza che la politica torni a essere tale, e cioè impegno per la cosa pubblica. Su un punto Cosa ha ragione da vendere, sul titolo che accompagna il movimento, e cioè la Carta delle priorità. Oggi come oggi ci sono delle priorità per cambiare marcia, per invertire la tendenza. O si adottano e si concretizzano o il pericolo è di non esserci più. Perché la gente non ci sta più. Certo, il problema è sempre quello, la volontà di cambiare le cose, di far sì che chi fa politica pensi prima di tutto all’interesse generale e non solo a quello particolare, che si occupi e preoccupi prima del bene comune e poi del proprio bene.
www.annamossuto.

Nessun commento:

Posta un commento