sabato 29 settembre 2012

Le vere priorità del Paese

Editoriale Radio Onda Libera dell’1 giugno 2012

Mai una parata militare dedicata alla festa della Repubblica, domani 2 giugno, e' stata cosi contestata. E la contestazione arriva dalla rete, da internet, tra appelli e mobilitazioni su facebook, twitter, link. Il motivo della protesta e la relativa richiesta di annullamento e' di devolvere quei soldi per l'organizzazione, qualcosa come 3 milioni di euro, alle popolazioni dell'Emilia colpite dal terremoto.
Certo, la ragione e' sacrosanta ed e' anche generosa. Ma il terremoto ha prodotto per ora 500 milioni di euro di danni, che verrebbero coperti solo in minima parte dallo stop alle celebrazioni. Al di la' del fatto che forse la macchina organizzativa e' così avanti che fermarla produrrebbe un piccolissimo risparmio.
Comunque schierarsi contro o a favore della parata potrebbe essere solo una presa di posizione di impeto, di pancia, e non ragionata. Prima di tutto andrebbe ricordato che il 2 giugno si festeggia il referendum monarchia-repubblica (vinto da quest’ultima),  la nascita della Repubblica Italiana, la sua Costituzione, l’antifascismo che liberò il nostro paese dalla dittatura fascista. Si festeggia il primo suffragio universale delle nostra storia. E la funzione della sfilata rappresenta proprio l’inchino delle forze armate alle istituzioni repubblicani e alla Costituzione. Quindi il valore simbolico della festa c'e tutto ed e' giusto celebrare eventi importanti per la vita di una nazione, ed e' anche una questione di rispetto del passato, di memoria storica.
Ma la gente terremotata? Un segnale tangibile? Allora se uno stato non e' in grado di pensare a chi e' colpito dalle calamita' non e' uno stato credibile. E' vero che i grandi numeri sono fatti da piccoli numeri ma Cancellare la parata del 2 giugno non risolve il problema, lo stato per risparmiare e aiutare meglio chi e' colpito dalle disgrazie ha mille altri capitoli, mille altri voci della spesa pubblica dove gli sprechi abbondano.
Non per essere Ponzio Pilato ma onestamente la diatriba non appassiona più di tanto. Ben altre sono le priorità di questo paese che spaccarsi su parata si e parata no.

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