lunedì 21 dicembre 2015

Prendi uno e paghi due
E' la legge del pastrocchio

Il punto del direttore del 20 dicembre 2015

Prendi tre e paghi due. Oppure due al prezzo di uno. Queste sono solo le formule più note delle offerte che si pubblicizzano e si trovano tra gli scaffali dei grandi magazzini. E’ sempre tempo di occasioni, ma sotto le feste gli sconti ovviamente si moltiplicano e quindi prendiamo in prestito gli slogan per parlare di politica. Ma che ci azzeccano le proposte commerciali? Ci azzeccano eccome.
Basti pensare agli effetti della legge elettorale regionale, definita umbricellum, passata al vaglio della giustizia amministrativa. Per la cronaca, fuori Giuseppe Biancarelli di Umbria più uguale, dentro Carla Casciari del Pd, come dodicesimo consigliere regionale della maggioranza. La controversia si è basata sul riparto dei seggi e cioè se doveva avvenire in base ai voti ottenuti dalle liste o in base ai voti ottenuti anche dai candidati alla presidenza della Regione. Il Consiglio di Stato ha deciso per il secondo criterio, quindi per il nuovo ricalcolo il partito di Biancarelli non ha ottenuto il 2.5 per cento, soglia minima di una lista alleata con chi vince. E quindi niente consigliere. L’assemblea di Palazzo Cesaroni si ritrova perciò una maggioranza con 11 consiglieri del Pd (compreso la presidente) e un socialista e le opposizioni con 8 consiglieri.
Le riflessioni sarebbero diverse. La prima, che la coalizione è sempre più monocolore anche se il partito azionista vanta più anime o correnti. La seconda, che i partiti satelliti, i famosi cespugli si sono decespugliati, perché oramai contano poco o niente e questo potrebbe essere uno stimolo a riorganizzarsi, a rioccupare uno spazio. La terza, è che questa legge elettorale regionale permette a chi prende il 37 per cento dei voti di aggiudicarsi oltre il 57 dei seggi a disposizione. Un terzo o poco più di consensi e in cambio più della metà del bottino. Un bel regalo, non c’è che dire. Tipo, appunto, le offerte che girano in questi giorni... Ricordiamo che sull’umbricellum pende un ricorso davanti al tribunale civile che si esprimerà il 18 febbraio perché i punti che non convincono sono anche altri, a cominciare dalla mancanza di una soglia di maggioranza per chi vince che, secondo i ricorrenti, incanala la linea dell’uomo (o la donna) solo al comando, quindi un finto presidenzialismo alla faccia della democrazia. Oppure il premio di minoranza garantito al candidato a presidente che arriva secondo, oltre al discorso sul conteggio dei voti per far scattare il seggio alla lista collegata. Ma è opportuno non soffrire di amnesia e fare un passo indietro.
Questo sistema elettorale fu votato e approvato tre mesi prima delle elezioni regionali del 31 maggio scorso, quindi a ridosso della consultazione furono cambiate le regole del gioco. E questo non è un comportamento corretto. Poi a portarsi a casa l’umbricellum furono, come massima espressione del consociativismo che ha caratterizzato la politica negli ultimi tempi maggioranza e opposizione, tutti, allegramente uniti per partorire un pastrocchio. Che dire di più? In periodi di risparmio, conteniamo anche le parole.
anna.mossuto@gruppocorriere.it

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