mercoledì 2 dicembre 2015

Consulta e veti, gli obiettivi sono altri

Editoriale Radio Onda Libera dell'1 dicembre 2015

Da giugno del 2014 l'organico della Corte Costituzionale non è completo. E da allora, cioè un anno e mezzo, il Parlamento non riesce a eleggere i tre membri che mancano, quindi la Consulta lavora a scartamento ridotto. E già si intravede per oggi, giorno dell'ennesima votazione, un'altra fumata nera. Il perché dell'impasse è presto detto. Dal punto di vista tecnico i partiti non riescono a trovare un accordo sui nomi dei candidati e i soli voti della maggioranza non bastano.
La verità che c'è dietro questo stallo non è solo formale, di numeri, perché la vera posta in gioco non è solo la sostituzione dei giudici mancanti, ma è tutta politica. E riguarda il “verdetto” che la Corte dovrà emettere quando dovrà dare il parere preventivo sull’Italicum. Non è un dettaglio, è un obbligo: nella riforma costituzionale è scritto, nero su bianco, che prima di entrare in vigore la nuova legge elettorale sarà sottoposta al vaglio della Consulta, che dovrà dire se la nuova legge è costituzionale o meno.
Da ciò si capisce che non è indifferente per Renzi chi va alla Consulta. I candidati del premier sono Barbera, Pitruzzella e Sisto, tre difensori dell'Italicum e quindi palazzo Chigi auspica e vuole una vittoria te a zero, cioè tutti e tre eletti. Ma mentre Barbera ha concrete chance di passare, Sisto ha anche una fronda interna al suo partito Forza Italia e su Pitruzzella pende una richiesta di rinvio a giudizio.
Se ne passa uno, Barbera è quello più avanti, la Corte viene messa nelle condizioni di funzionare. Perché questo è l’aspetto ancor più inquietante della vicenda, considerando anche che stiamo parlando di un organo di garanzie, peraltro in tempo di guerra. Su 15 componenti, attualmente ce ne sono 12, sulla carta. Nei fatti ce ne sono 11, visto che, come noto agli addetti ai lavori, un giudice per problemi di salute e sono più le volte che non partecipa che quelle che partecipa.
Dunque, basta un’influenza e la Corte è paralizzata visto che, se non sono presenti almeno in 11 giudici, la Consulta non si può riunire. E intanto il Parlamento da un anno e mezzo gioca a fare le strategie, a incrociare veti e diktat. Non è un bel l'esempio questo, anzi sembra una barzelletta che se la raccontassimo in giro nel mondo farebbe sbellicare dalla risate o piangere dalla tristezza.


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