Analizziamo i numeri Istat in riferimento al 2014 e partiamo dal primo dato. I nuovi pensionati sono più
poveri, prendono tremila euro in meno. La spesa per le prestazioni pensionistiche
ha superato i 277 miliardi di euro con un aumento dell 1,6 per cento sul 2013.
L'incidenza del Pil è cresciuta di 0,2 punti percentuali dal 16,9 al 17,17. Le
pensioni erogate sono state 23,2 milioni di prestazioni. L'importo medio annuo
delle pensioni è di 11.943 euro, 245 euro in più rispetto al 2013 (+2,1%), e
per questo la spesa complessiva è salita.
Se si guarda però al reddito dei pensionati, che può
derivare da una somma di prestazioni in capo a una stessa persona, si scopre
che quello dei nuovi entrati nel sistema previdenziale è nettamente più basso
di chi già c'era. E questo è il secondo dato. E cioè gli effetti della della
riforma Fornero sui numeri e sugli assegni: tra il 2011 e il 2014 400mila
pensionati in meno. Quelli che hanno smesso di lavorare l'anno scorso ricevono
in media 13.965 euro l'anno, meno dei 17.146 euro di coloro che già erano in
pensione. Nel complesso quattro su dieci sono sotto i mille euro, 228mila sopra
cinquemila euro.
Tutto questo in linea con le recenti dichiarazioni del
ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e del presidente Inps, Tito Boeri, sulle
difficoltà che avranno i giovani di oggi, quando dovranno andare in pensione,
vista la progressiva riduzione degli assegni. Insomma i nuovi pensionati sono calati grazie alla
Fornero (oggi sono 16,3 milioni, 134mila in meno rispetto al 2013) e sono anche
più poveri. C'è infatti un significativo schiacciamento verso il
basso degli assegni: il 40,3% dei pensionati, infatti, percepisce un reddito da
pensione inferiore a 1.000 euro al mese.
Ma ci sono anche quelli che vivono con oltre diecimila
euro di pensione al mese. Si tratta dello 0,1% del totale. Un gruppo di
“super-pensionati” a cui si affiancano circa altri 217 mila con redditi da
pensione tra i 5.000 e i 10.000 euro mensili. Un bel risultato non c'è che dire. Una beffa oltre il
danno per tutti coloro che dopo una vita
di lavoro vedono allontanarsi sempre più rispetto a prima l'obiettivo della
pensione. Una doppia beffa oltre il danno per i tanti esodati che pur avendo
raggiunto i requisiti sono in stand by sempre grazie alla Fornero.
Un'altra considerazione semplice semplice. Se si allunga
l'età lavorativa, i giovani entrano nel mercato sempre più tardi, quindi da un
lato più soldi per pagare le pensioni e dall'altro non si creano nuovi posti di
lavoro. Ed ecco l'impasse in cui si trova il nostro Paese. Con una
disattenzione crescente, purtroppo, verso le fasce più deboli della società,
gli anziani della terza e quarta età che vivono con pensioni da fame.
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