mercoledì 22 giugno 2016

Il nuovismo è giù vecchio

Editoriale Radio Onda Libera del 21 giugno 2016

I commenti e le analisi politiche dopo le elezioni comunali di domenica si concentrano sulla vittoria del Movimento 5 Stelle, sulla sconfitta del Pd e del centrodestra. Perché di questo si tratta. Queste elezioni amministrative segnano, indubbiamente, un punto di svolta, un punto e a capo. Annunciato da qualche tempo, per la verità in modo evidente alle politiche del 2013 quando i pentastellati sono arrivati in parlamento.Ma anche tre anni fa fu sottovalutato il fenomeno, anzi fu addirittura dileggiato, e la loro linea non è stata sempre convincente neanche dall'interno, nel senso che l'azione di protesta, di non contaminazione con i partiti e il potere tradizionali, non sempre è stata compresa. Perché, il ragionamento era questo. Visto che sono entrati nel palazzo si adeguino, facciano qualcosa. Invece già quando rifiutarono di fare il governo con Bersani si smarcarono da quel modo di fare politica. E oggi si può dire che avevano ragione, che la gente li vuole da soli a governare. Vedi Foma, vedi Torino.
Ma i commentatori, come Diamanti su Repubblica, danno anche un'altra lettura di questo voto amministrativo. E cioè che l'Italia ha perso le sue radici, gli orientamenti e i consensi si riproducevano uguali da decenni, le regioni rosse, quelle bianche, quelle del nord e quelle del sud.
Tutto saltato. Lo dicevamo già tre anni fa con l'irruzione dei grillini, ma anche nel 2014 quando il Pd da solo raggiunse il 40 per cento, e oggi possiamo dirlo ancora che il Movimento 5 Stelle ha asfaltato Renzi, ha asfaltato quel nuovismo che pare già diventato vecchio. Infatti i pentastellati rappresentano meglio di tutti la domanda di cambiamento, l'esigenza di invertire la tendenza. E' anche un segnale forte di protesta, di rifiuto di un certo modo di fare politica. Per ciò nelle varie amministrazioni sono saltati gli schemi e sono scoloriti i colori delle zone di tradizionale appartenenza ai partiti. Sicuramente stiamo vivendo un momento politico di passaggio, in cui la politica sempre più lontana dalla realtà ha perso ogni bussola e forse anche le radici.

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