venerdì 17 giugno 2016

Il debito pubblico non si ferma più

Editoriale Radio Onda Libera del 16 giugno 2016

Oggi parliamo di debito pubblico, per il quale va registrato un nuovo record, negativo. Ad aprile siamo a quota 2.230 miliardi. Rispetto a marzo il dato aumenta di 2,1 miliardi quando era stato stimato in 2.228,7 miliardi. Si tratta del secondo massimo storico consecutivo. Il dato è stato pubblicato mentre il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, presentava la sua relazione al Parlamento.
“Il forte peso del debito pubblico – ha spiegato – pone limiti significativi alla possibilità di condurre politiche di crescita prevalentemente basate sullo stimolo fiscale. Questo limite sussiste indipendentemente dalle regole europee e dai loro margini di flessibilità”.
Detto in soldoni, se non si abbassa il debito pubblico non ci può essere crescita e se non c'è crescita non ci può essere occupazione e se non ci sono crescita e occupazione la crisi non finisce. Insomma un gatto che si morde la coda, un circolo vizioso, che blocca il Paese e allontana la ripresa checché ne dicano osservatori ed esperti.
L'aumento del debito pubblico non è un problema di macroeconomia, che interessa solo gli economisti o gli appassionati di statistiche. Si riverbera sulle nostre vite e sui nostri bilanci, sui nostri portafogli.
Ma l’aumento del debito ha prestato anche il fianco del governo agli attacchi dell’opposizione. Da febbraio 2014, quando ha cominciato a governare Renzi, il debito pubblico italiano è aumentato di 123,20 miliardi in poco più di due anni. C’è poco da festeggiare con il No-Imu day.
Al di là della polemica politica, comprensibile tra maggioranza e opposizione, siamo dell'avviso che bisogna mettere mano a una seria manovra di spending review, a una forte e imponente riduzione della spesa pubblica, a una riduzione degli sprechi, dei lauti stipendi e delle pensioni d'oro. Solo così facendo si ridurrebbe il debito pubblico e si potrebbe pensare a Una ripresa.

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